2015-09-07 14:10:00

Bombardamenti turchi su basi del Pkk dopo l'attentato curdo


“Un attacco contro l’unità nazionale della Turchia”. Così il presidente Erdogan ha definito il sanguinoso attentato rivendicato dal partito curdo Pkk. In un’azione armata, 15 soldati di Ankara hanno perso la vita nella regione sud-orientale di Hakkari, al confine con Iraq e Iran. Intanto l'esercito turco ha fatto sapere che 13 obiettivi del Pkk sono stati bombardati in risposta all'attentato. Sulla situazione conflittuale tra Turchia e curdi, Giancarlo La Vella ha intervistato il giornalista Alberto Rosselli, esperto di questioni mediorientali:

R. – Esiste uno stato di conflittualità interna in zona siriana. Esiste una situazione di instabilità nel nord dell’Iraq ed esiste anche una situazione anche di carattere internazionale nella quale né le grandi potenze né la Turchia sono omogenee nel comportamento. Il problema è che nonostante sia in corso una guerra praticamente dichiarata fra Nato, Stati Uniti, Turchia e Unione Europea nei confronti del cosiddetto Stato islamico e nonostante il movimento curdo sia avversario dell’Is, non è la prima volta che la Turchia preferisce mantenere il controllo su quello che è il movimento indipendentista curdo.

D. – E’ anche vero che la realtà curda è fatta di diverse anime…

R. – Il problema generale è che in ambito mediorientale, se leviamo gli Stati istituzionali, esistono dei movimenti che a loro volta sono anche frammentati. In effetti è molto difficile riuscire a dire: “Parliamo col popolo curdo”. Il problema però è uno: la Turchia col popolo curdo non vuole discutere per un motivo molto semplice e cioè per il fatto che l’indipendenza nazionale, per quello che riguarda la porzione di Kurdistan all’interno della Turchia, è messa fuori da qualsiasi discussione.

 








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