2015-09-07 14:58:00

Burundi, un anno fa l'eccidio delle suore: "Aspettiamo la verità"


E’ passato un anno dal massacro in Burundi di tre suore Saveriane nella missione di Kamenge, nel nord della capitale Bujumbura. Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernadetta Boggian sono state barbaramente uccise nel loro convento, in circostanze non ancora chiarite dalle autorità inquirenti. A pochi giorni dal triplice delitto, era stato arrestato un uomo, Christian Butoyi, reo confesso. Ma la versione dei fatti riportata dalla Polizia non aveva convinto. Poi, la "Radio Pubblica Africana" (Rpa) aveva ipotizzato che le tre suore fossero state eliminate perché a conoscenza di traffici illeciti. La denuncia, che coinvolgeva i Servizi segreti del Burundi, aveva portato all’arrestato del direttore dell’emittente Bob Rugurika, poi rilasciato. Roberta Gisotti ha intervistato suor Teresina Caffi, missionaria Saveriana, che bene conosceva le tre suore uccise:

R. – Lucia, Olga e Bernardetta erano tre persone serene, ciascuna aveva un settore diverso di apostolato: Lucia continuava a esercitare il suo compito di ostetrica ed era veramente innamorata di questo suo lavoro di servizio alla vita. Olga era una catechista e il suo desiderio era quello di poter portare a Gesù e alla Chiesa attraverso i sacramenti tutto quelli che poteva. Bernardetta ha lavorato moltissimo nella promozione della donna. Era una persona a cui era facile parlare, da cui ci si sentiva capiti. La gente ricorda in questo modo lei e le altre sorelle.

D. – Ricordiamo l’auspicio del Papa all’indomani della notizia della tragica morte: “Che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”. Come è proseguita la vita nella missione dove operavano le tre suore?

R. – A volte il seme gettato non dà subito i frutti, perché dopo la loro morte il Burundi ha vissuto ancora – e sta ancora vivendo – momenti molto precari. Sono morte decine di persone chiedendo una situazione diversa per il Paese. Quindi, i frutti non sono immediati, non arrivano nel giorno in cui vogliamo, però sono anche frutti tutta questa partecipazione straordinaria nel dolore che la gente del Burundi e del Congo, ha manifestato. Proprio oggi in Burundi e in Congo ci saranno celebrazioni per ricordarle. Credo che resti un messaggio – un messaggio di amore, di fraternità – secondo il quale vale la pena dare la vita per Gesù, in qualsiasi maniera questo dono possa poi realizzarsi nella storia.

D. – A che punto sono le indagini per la verità su questa tragica triplice uccisione?

R. – Questo aspetto della storia sta a cuore alle famiglie, alle comunità di origine di queste sorelle e al popolo che è rimasto ferito da questo fatto. Tante persone ci hanno chiesto scusa nonostante non avessero avuto a che fare con la loro uccisione, ma erano indignate da questa vicenda. Ora, le indagini si sono arenate. Sembravano aver dato dei risultati immediati – in realtà la persona, tra l’altro disabile mentale, accusata fin dall’inizio sembra essere fuori dal gioco. Per quanto riguarda il resto, ci sono state delle prese di posizione, ma non si è ancora arrivati alla verità. Noi desideriamo la verità dalle autorità del Burundi e uno sforzo maggiore anche da parte del nostro Paese. Non vogliamo ricorrere a investigazioni private, non ci sembra il caso e non ci sembra giusto nello spirito della condivisione nel quale vivevano queste nostre sorelle. Desideriamo che la verità esca fuori, tantissimi la desiderano. Penso che la verità sia come la gramigna: ci puoi mettere sopra del cemento, ma prima o poi uscirà come penso sia giusto, perché è l’impunità che genera episodi di questo genere.

D. – Sappiamo che nel corso di questo anno sono emerse altre piste: tra le ipotesi, vi era che le tre suore fossero a conoscenza di traffici illeciti e per questo sarebbero state eliminate. Ci sono novità su questo aspetto, oppure voi ne eravate a conoscenza?

R. – Anche noi abbiamo letto queste notizie. Ci hanno sorpreso, perché queste nostre sorelle erano anziane, tra i 75 e gli 83 anni. Le sorelle nostre responsabili che le visitavano frequentemente non hanno mai sentito parlare di questo. Sembra veramente inverosimile. Per noi resta ancora una domanda: perché e chi?








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