Il Guatemala vive i giorni che lo separano dal secondo turno delle presidenziali, dopo che domenica scorsa le urne – col 98,3% dei voti scrutinati – hanno assegnato a Jimmy Morales la vittoria parziale. Sandra Torres, moglie dell'ex presidente guatemalteco Alvaro Colom, che conta un vantaggio minimo sul terzo candidato, Manuel Baldizon (19,70% contro 19,59%), si è detta convinta di essere lei la sfidante di Morales e di venire eletta come “prossima presidente”. In questo scenario, dopo le dure contestazioni dei mesi scorsi, emerge sempre più netto il ruolo “terzo” giocato dalla Chiesa. Lo conferma Jorge Paiz Prem, mediatore della Chiesa con il governo guatemalteco, intervistato da Patrica Ynestroza:
R. – La Iglesia catolica ha jugado un papel importante...
La Chiesa cattolica ha giocato un ruolo importante.
Quello che abbiamo cercare di fare, con questo incontro, è stato ricercare quei punti
di convergenza e di incontro che potessero essere a vantaggio di tutti. Questo è stato
permesso dalla Chiesa, che ha cercato di facilitarlo molto. I vescovi hanno ascoltato
le due diverse opinioni, quelle delle comunità e quelle dei titolari del progetto
che sono riusciti così a comprendersi. Questo lavoro è stato possibile perché la comunicazione
è stata diretta e fatta con i veri interlocutori e non con quegli pseudo-interlocutori
che hanno cercato di distruggere la rappresentazione di questo popolo. Il problema
che si aveva era che si stava parlando con le comunità e le comunità non si stavano
facendo ascoltare. Grazie alla partecipazione attiva e alla buona volontà della Chiesa,
abbiamo raggiunto questa comunicazione. Credo che ciò abbia aiutato molto al raggiungimento
di questo equilibrio, perché si è vista l’oggettività, l’obiettività che ha avuto
sempre dalla Chiesa.
D. – Dopo il ballottaggio del 25 ottobre, che succederà, per esempio, con la Commissione internazionale contro l’impunità creata dall’Onu?
R. – Es difícil poder decir ahorita lo que va passar...
E’ difficile poter dire ora quello che succederà.
Però, io credo che questo tipo di dialoghi e di partecipazione sarà essere tenuto
in conto, perché quello che è stato fatto è cercare le soluzioni alla conflittualità
che abbiamo avuto in Guatemala. Credo che con una maggior facilità potrà esserci un
governo, perché la Commissione – attraverso il dialogo e i vescovi – è stata molto,
molto positiva. E questo perché non ha alcun interesse politico o economico e quello
che i vescovi, nei loro dipartimenti, cercano è di trovare il beneficio dei più bisognosi.
La Chiesa cattolica è quella che aiuta a raggiungere questi canali di comunicazione
e questo grazie al prestigio e al rispetto che si dà alla Chiesa cattolica in Guatemala
e nelle comunità, specialmente all’interno della Repubblica.
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