2015-09-08 11:25:00

Motu Proprio del Papa. Favorire la celerità dei processi non la nullità


Favorire “non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi”. E’ questo l’architrave delle due lettere Motu Proprio datae di Papa Francesco, dal titolo "Mitis Iudex Dominus Iesus" e "Mitis et misericors Iesus", rese note oggi, sulla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità nel Codice di Diritto Canonico e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Le norme entreranno in vigore l'8 dicembre, inizio del Giubileo straordinario della misericordia. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

Nel solco dei Predecessori e del Sinodo
E’ la preoccupazione della salvezza delle anime - scrive il Papa - che ha spinto il Successore di Pietro “a offrire ai vescovi questo documento di riforma” sulle cause di nullità del matrimonio. Francesco, nel solco dei suoi Predecessori e continuando nell’opera avviata prima del Sinodo straordinario sulla Famiglia dell’anno scorso, con la creazione di una Commissione di studio in materia, ribadisce che il matrimonio è “cardine e origine della famiglia cristiana” e che scopo del documento non è favorire la “nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi”.

La cura delle anime
Questo anche per “l’enorme numero di fedeli – scrive il Papa – che, pur desiderando provvedere alla propria coscienza, troppo spesso sono distolti dalle strutture giuridiche della Chiesa a causa della distanza fisica o morale”. Quindi, “processi più rapidi e accessibili” come chiesto anche nel recente Sinodo sulla famiglia, precisa Francesco, per evitare che “il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”.

Centralità del Vescovo - Una sola sentenza
Le cause di nullità restano “trattate per via giudiziale, e non amministrativa” per “tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo”. Per la celerità, si passa a una sola sentenza in favore della nullità esecutiva, quindi non più una doppia decisione conforme. Tra le cause di nullità anche la "mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l'errore che determina la volonta'". Il vescovo diocesano è giudice nella sua Chiesa particolare, il quale deve costituire un tribunale, da qui la necessità che sia “nelle grandi come nelle piccole diocesi”, il vescovo non lasci completamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale. 

Processo "Breve" oltre al "Documentale" 
In aggiunta al processo documentale attualmente vigente, si affianca anche un processo più breve “nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti”. Per tutelare il principio dell’indissolubilità del matrimonio, a fronte del rito abbreviato, sarà giudice lo stesso vescovo, che è “garante dell’unità cattolica nella fede e nella disciplina”. 

La sede metropolitana
Viene ripristinato l’appello alla sede metropolitana quale “segno distintivo della sinodalità nella Chiesa”. Francesco si rivolge anche alle Conferenze episcopali, che “devono essere soprattutto spinte dall’ansia apostolica di raggiungere i fedeli dispersi” e devono rispettare “il diritto dei vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propria Chiesa particolare”.

La gratuità del procedimento e Rota Romana
Viene ribadita la gratuità delle procedure “perché – scrive il Papa – la Chiesa, mostrandosi ai fedeli madre generosa, in una materia così strettamente legata alla salvezza delle anime, manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”. Rimane l’appello al Tribunale della Sede Apostolica, ovvero la Rota Romana, "nel rispetto di un antichissimo principio giuridico, così che venga rafforzato il vincolo fra la Sede di Pietro e le Chiese particolari".

Presentazione in Sala Stampa Vaticana
In Sala Stampa Vaticana, durante la presentazione dei due documenti giuridici, è stata ripresa e sottolineata la sfida della brevità a fronte di cause che oggi durano anche dieci anni. Precisato anche che la riforma non sarà retroattiva e che entrerà in vigore l’8 dicembre prossimo. Mons. Pio Vito Pinto, decano della Rota Romana e presidente della Commissione speciale per la Riforma del processo matrimoniale canonico, ha ulteriormente rimarcato la centralità del ruolo del vescovo:

R. – Il Papa investe i vescovi di fiducia. Nessun Papa ha celebrato due Sinodi a distanza di un anno: la riforma si incentra sul vescovo diocesano e chiede un’apertura onesta, non solo come anima ma anche come mente e cuore alla massa dei poveri. Quando il Papa ripete che la Chiesa deve aprirsi ai poveri che sono nelle periferie ha inteso e intende parlare anche, come voi sapete bene, della massa dei divorziati che sono una categoria di poveri.

Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e membro della Commissione speciale, ha sottolineato l’ambito operativo del Motu proprio:

R. – Si tratta, di un processo che conduce alla dichiarazione della nullità, che conduce, in altre parole, in primo luogo a vedere se un matrimonio è nullo e poi, in caso positivo, a dichiararne la nullità. Non si tratta, perciò, di un processo che conduca all’annullamento del matrimonio. I motivi che determinano la nullità del matrimonio sono molteplici. Notiamo bene che si tratta di constatare, non di inventare l’eventuale esistenza di qualche motivo di nullità. Il processo di nullità del matrimonio è in altre parole un processo “pro rei veritate”. 

Da canto suo, mons. Dimitrios Salachas, esarca apostolico di Atene per i cattolici greci di rito bizantino e membro della Commissione speciale, spiegando l’importanza della collegialità sinodale nel supportare il vescovo, ha desiderato sottolineare, l'attesa e la bellezza dei due Motu Proprio che “mostrano” come la Chiesa respiri con due polmoni, perché “la legislazione latina e la legislazione orientale hanno pari dignità”: “Un’unica fede – ha osservato – ma diverse discipline”.








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