“Il valore della vita, la dignità umana, la libertà religiosa, la pace e l‘armonia tra le persone e i popoli” è questa “la posta in gioco” davanti al “perpetuarsi di violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte dello Stato Islamico presunto e da altre parti coinvolte” nei conflitti mediorientali. A ribadirlo è mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati, intervenuto ieri a Parigi alla Conferenza sulle vittime di violenze etniche e religiose in Medio Oriente. Tre gli aspetti sottolineati dal rappresentante vaticano: “La consapevolezza della comunità internazionale per affrontare l’emergenza umanitaria e garantire condizioni minime di sicurezza per le minoranze e comunità cristiane; garantire il diritto dei rifugiati di tornare in patria e vivere in dignità e sicurezza; affrontare il fenomeno del terrorismo e promuovere il dialogo interreligioso”.
Garantire condizioni di sicurezza per le minoranze e comunità cristiane
In merito al primo punto mons. Gallagher ha ravvisato la necessità di adottare altre
misure “indispensabili per garantire la presenza nella loro terra” di migranti e rifugiati.
Tra le sfide da affrontare quella relativa al rispetto dei diritti umani, in particolare
“il diritto alla libertà di religione e di coscienza”. Il Segretario per i rapporti
con gli Stati ha ricordato che “la libertà di religione comprende, naturalmente, la
libertà di cambiare religione. Tuttavia, in molti Paesi del Medio Oriente, c’è libertà
di culto, ma a volte, lo spazio lasciato alla libertà di religione è piuttosto limitato.
Estendere questo spazio di libertà diventa una necessità per assicurare a tutti i
membri della varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria
fede”. A tale riguardo mons. Gallagher ha spiegato che “è opportuno che gli Stati
della regione siano direttamente coinvolti, con il resto della comunità internazionale,
nella tutela dei diritti fondamentali dei cristiani e delle persone appartenenti ad
altre minoranze religiose”.
Diritto dei rifugiati di tornare in patria e vivere in dignità e sicurezza
Altro diritto da difendere è quello dei rifugiati a “tornare in patria e vivere in
dignità e sicurezza”. Anche qui la comunità internazionale, con gli Stati i cui cittadini
sono rifugiati e sfollati, è chiamata ad attivarsi. Per mons. Gallagher “il concetto
di cittadinanza deve essere compreso nel suo senso più ampio, così da costituire un
punto di riferimento nella vita sociale”.
Sul fenomeno del terrorismo, promuovere il dialogo interreligioso
Circa il terzo punto l’esponente della Santa Sede ha ricordato l’importanza dell’educazione
come strumento per affrontare “in modo serio” il fenomeno del terrorismo. Attenzione
dunque all’“educazione nelle scuole, all’uso di internet, ai contenuti della predicazione
dei leader religiosi che non dovrebbero dare sfogo ad atteggiamenti intransigenti
o alla radicalizzazione, ma, al contrario, promuovere dialogo e riconciliazione”.
Stessa attenzione, ha affermato mons. Gallagher, deve essere posta in Occidente per
evitare “provocazioni e offese verso ciò che è ritenuto caro e anche sacro da alcune
religioni”. Antidoto al fondamentalismo è “il dialogo interreligioso”. Dal Segretario
per i rapporti con gli Stati è arrivato un appello ai leader ebrei, cristiani e musulmani
a “promuovere la comprensione reciproca e a denunciare chiaramente la strumentalizzazione
della religione per giustificare la violenza”. “È necessario - ha concluso - promuovere
una separazione positiva e rispettosa tra religione e Stato, due sfere che possono
coesistere senza conflitti attraverso il dialogo”. (R.P.)
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