2015-09-09 15:29:00

Mostra Cinema di Venezia: toccante documentario sulle Guardie Svizzere


La Santa Sede oggi per la prima volta rappresentata alla Mostra del Cinema di Venezia con un toccante documentario, "L'esercito più piccolo del mondo" sulla Guardia Svizzera Pontificia, diretto da Gianfranco Pannone e prodotto dal Centro Televisivo Vaticano. Il servizio di Luca Pellegrini:

I saluti alla famiglia, il volo per Roma, l'arrivo al Portone di Sant'Anna, l'ingresso nella Città del Vaticano e la presa di coscienza che un servizio al Santo Padre e alla Chiesa, di altissimo livello, di storica tradizione e di grande responsabilità, è iniziato. Così accade fin dal XVI secolo, così accade per i protagonisti del bel film di Gianfranco Pannone che porta alla Mostra del Cinema le immagini, fino ad oggi sconosciute, della vita quotidiana, dell'addestramento e dell'impegno di alcune giovani Guardie svizzere: la loro giornata, la loro vita di ragazzi, la loro dimensione di fede, l'emozione di servire Papa Francesco. Il sergente Urs Breitenmoser, spiega il significato di questa produzione cinematografica per il Corpo cui appartiene da 17 anni:

R. – Per il Corpo sicuramente è una bella possibilità per presentare la Guardia com’è veramente; dunque, il fatto di guardare dietro le quinte di un’istituzione così antica ma nello stesso tempo così moderna. La parte del servizio, invece, è molto complicata perché noi siamo qui in Vaticano, chiamati per prestare servizio e tutte le riprese sono state fatte nel tempo libero: quindi abbiamo dovuto anche provvedere all’incastro dei turni, che tutto funzionasse alla perfezione. Io personalmente sono stato chiamato a preparare il programma insieme al regista anche per considerare le sue esigenze e capire di cosa avesse esattamente bisogno. Una sfida per me, penso anche per il regista, per Gianfranco stesso, per vedere come funzioniamo all’interno del nostro Corpo.

D. – René è il protagonista del film, insieme ai suoi colleghi d’arma. Quali sono stati i suoi primi pensieri quando gli è stato chiesto di essere uno dei protagonisti del film di Gianfranco Pannone?

R. – Also … ich habe mir nicht allzu viele Gedanken gemacht … Die Schweizergarde an sich …
Bè … non mi sono posto molte domande … Già il fatto stesso di entrare a far parte della Guardia Svizzera è un’esperienza grande e un grande cambiamento di vita: partendo dalla quotidianità della vita dello studente, nella quale mi trovavo, e prendere la decisione di entrare nella Guardia Svizzera, ecco, già questo è un grande passo e una grande esperienza. Il fatto poi di essere “seguito” da una telecamera, in tutto questo percorso … non mi sono posto grandi domande ... Adesso, a cose fatte, guadando il risultato strepitoso, questo film bellissimo, ricordo i bei momenti di lavoro con Gianfranco, con il cameramen … Naturalmente, è stata una bella esperienza e anche un bell’approccio alla vita nelle Guardie Svizzere a Roma.

D. – Si è ragazzi e si è Guardie Svizzere: come un ragazzo che oggi fa la Guardia Svizzera riesce ad equilibrare queste due dimensioni?

R. – Als ich hierher nach Rom kam, war das eigentlich so die erste …
Quanto sono arrivato a Roma, questa è stata la prima cosa che mi ha colpito. Io sono un po’ più grande dei miei colleghi, ho 27 anni, ho già fatto qualche esperienza e girato un po’ il mondo; ma poi vedere qui come tanti colleghi, che hanno 7-8 anni meno di me, che arrivano qui che sono ancora ragazzini e assumono questo servizio importante nella Chiesa e per la Chiesa, si impegnano per esso con tanta disciplina … che bella esperienza è stata, questa! E poi, so che in Svizzera sembra ci siano molti giovani ancora che riescono a entusiasmarsi per qualcosa: che "non fanno solo scena", ma che vivono questa esperienza con grande motivazione. E questa è stata per me una bella sorpresa!

D. – Dopo l’esperienza di servizio nella Guardia Svizzera pontificia, dopo l’esperienza di essere stato protagonista di un film sulla Guardia Svizzera, che cosa rimarrà, René, come esperienza nella tua vita?

R. – Ich denke, dass mich diese Erfahrung, in der Nähe von Papst Franziskus Dienst leisten zu dürfen, …
Credo che questa esperienza di poter rendere servizio in prossimità di Papa Francesco mi avrà forgiato. Essere vicino a lui e osservare come egli rende il suo servizio alla Chiesa, con quale semplicità e determinazione, con quanta energia lo fa … credo che questo lascerà l’impronta su di me, quando affronterò lo studio della teologia: sicuramente sarà così! Ho anche già qualche idea sullo svolgimento della mia tesi di laurea, sulle sue Encicliche … Penso che porterò con me tanto di questa esperienza: penso semplicemente che tutto quello che Papa Francesco sta facendo in questi anni, lo porterò con me quando tornerò in Svizzera e affronterò lo studio della teologia.

Che cosa ha significato per il Centro televisivo Vaticano produrre questo film oggi portato alla Mostra del Cinema? Lo abbiamo chiesto a Stefano D'Agostini:

R. – Intanto, il Centro televisivo vaticano ha prodotto negli anni diversi documentari storici e artistici; in questa occasione abbiamo seguito un intuito: avevamo capito subito che poteva essere una produzione di cui potevamo occuparci quasi esclusivamente noi. Un po’ per il discorso di delicatezza, di discrezione che è un termine che è ricorso spesso durante le varie riunioni di produzione; e un po’ per una ricerca di crescita delle nostre professionalità, lavorando in un ambiente cinematografico, quindi con un set cinematografico ma un po’ particolare: appunto, discreto e delicato.

D. – Potrà essere un percorso che intraprende, da questo film sulle Guardie Svizzere in poi?

R. – Direi assolutamente sì: dal 2013, con l’arrivo come direttore di mons. Dario Edoardo Viganò, si è dato proprio un nuovo impulso a questa vena documentaristica, e si sta proseguendo: la prossima settimana inizieranno le riprese di un documentario sulle quattro Basiliche papali, in coproduzione con Sky 3D, e ci sono tanti altri progetti.








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