2015-09-10 12:10:00

Nei Motu proprio del Papa: collegialità e servizio


Collegialità e servizio: queste le parole-chiave che animano il Motu proprio di Papa Francesco sulla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, promulgato l’8 settembre. Al microfono di Alvaro Vargas Martino, lo spiega il dott. Jorge Ernesto Villa Avila, avvocato della Rota Romana.

R. La riforma è una riforma profonda del processo matrimoniale canonico. Collegialità e servizio: innanzitutto, servizio perché avvicina il vescovo ai suoi fedeli affinché le cause possano essere trattate con maggiore celerità. Prima si trattava di tribunali interdiocesani. Adesso è il vescovo direttamente, in persona, che ha la responsabilità di giudicare e decidere le cause di nullità. Si vuole aprire alla possibilità di accelerare i tempi delle nullità, per un maggior numero di persone, intendendosi che non è una riforma delle causali di nullità, ma si vuole dare una maggiore celerità e vicinanza ai fedeli nella trattazione dei processi di nullità. E collegialità perché è sempre il vescovo che, con l’aiuto dei suoi collaboratori, potrà dare esecuzione a questa riforma. E comunque è un segno di ciò che il Sinodo ha manifestato come preoccupazione fondamentale e, cioè, la situazione di tanti fedeli cristiani che hanno avuto un precedente matrimonio e oggi vivono una situazione di "irregolarità" che causa sofferenze in queste persone.

D. La promulgazione delle Lettere apostoliche di Papa Francesco avviene in prossimità dell’inizio dell’Anno Santo della Misericordia. Lei vede in esse un ulteriore gesto del Papa per ricordare ai fedeli l’infinita Misericordia di Dio?

R. Indubbiamente, già le parole di cui si serve il Santo Padre per intitolare questo “Motu proprio”, ci dicono della misericordia con cui devono essere trattate queste questioni. Si tratta di una riforma di ampio respiro pastorale, che vuole, appunto, far sentire la vicinanza della Chiesa e di Dio stesso alle persone che soffrono e si trovano in situazione di peccato. Per cui, sicuramente sì, è una manifestazione importantissima di questo Anno Santo.

D. Dal punto di vista delle chiese locali, cosa cambia?

R. Cambia radicalmente la configurazione della struttura giudiziaria che trattava le cause di nullità di matrimonio, perché – come ho detto prima - i processi venivano trattati da tribunali interdiocesani che, molte volte, erano anche lontani dalle persone che dovevano rivolgersi al tribunale per la trattazione della propria causa. Quindi, erano diverse diocesi che avevano un solo tribunale. Questa struttura è stata radicalmente modificata, perché adesso ogni vescovo, che sta vicino al suo gregge, potrà e dovrà avere il proprio tribunale e lui avrà la responsabilità personale e diretta di questo tribunale, avvalendosi naturalmente della collaborazione dei suoi giudici, che potranno giudicare a nome suo, giudici che potranno essere uno religioso e due laici, se si tratta di collegio giudicante, o potrà essere giudice unico. Per cui, questa è una riforma radicale dell’organizzazione giudiziale della Chiesa.

D. Infine, dal punto di vista dei fedeli che ne faranno richiesta, cosa cambia?

R. Dobbiamo essere molto chiari su questo. La dottrina sul matrimonio e l’indissolubilità del matrimonio restano ferme. Come abbiamo detto, non è una modifica delle causali di nullità del matrimonio, quanto soltanto delle procedure per poter accertare la verità, o no, di un matrimonio. I fedeli devono avere fiducia nella giustizia della Chiesa. Cambia l'atteggiamento di maggiore ascolto e preoccupazione pastorale per queste situazioni. Quindi, tutti i fedeli sono invitati a recarsi alla propria diocesi per sottoporre con fiducia e fede il proprio caso, e troveranno sempre una parola di ascolto, alla luce della verità. Soltanto la verità può rendere leciti o non leciti i secondi matrimoni. Questo è fondamentale: alla luce della verità.








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