2015-09-11 12:12:00

"Cibo di guerra": rapporto Caritas sui conflitti dimenticati


La correlazione tra guerra e fame è il filo conduttore di "Cibo di guerra", il 5° rapporto sui conflitti dimenticati curato da Caritas italiana, in collaborazione con Famiglia Cristiana e Il Regno, e presentato oggi all’Expo di Milano. Un testo che indaga il reciproco condizionamento tra conflitti bellici e beni alimentari. Attualmente, a fronte di oltre 400 conflitti, di cui non si sa nulla, “sono più di 800 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame”. La denuncia è del vicedirettore di Caritas Italiana, Paolo Beccegato, intervistato da Maria Caterina Bombarda:

R. – Questa relazione è uno dei grandi quesiti insoluti della storia dei fallimenti, se vogliamo chiamarli così, della comunità internazionale e del mondo dell’umanitario organizzato. Purtroppo, ancora oggi, assistiamo ad un legame biunivoco che può condurre dalla povertà estrema fino ai conflitti armati maggiori oppure, al contrario, situazioni di guerra che vanno a peggiorare le condizioni generali delle popolazioni,fino alla povertà estrema e alla fame. Quindi si tratta di legami di causa-effetto concatenati, e dove poi sono frequenti e drammatiche molte altre sfaccettature, come l’uso perverso dei belligeranti nel voler affamare spesso i popoli nemici, e tutte altre dinamiche collegate, lo notiamo dalla Siria a mille altri contesti.

D. – Quanti sono i conflitti dimenticati oggi nel mondo?

R. – Si combattono in tutto più di 400 conflitti: conflitti di bassa, media, alta intensità. Della maggior parte di questi non si parla, non si sa quasi nulla, non si sa neanche che esistono, i sondaggi che abbiamo fatto più volte nella popolazione italiana lo hanno rivelato. Ecco perché, quando poi questi enormi flussi migratori ci sorprendono come se fossero un’emergenza inspiegabile, in realtà non sono tali, ma sono generati da questa enorme turbolenza geopolitica internazionale.

D. – Qual è oggi il punto della situazione sulla povertà alimentare e come poterla contrastare, anche in vista dell’imminente Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio?

R. – Uno dei grandi obiettivi falliti degli Obiettivi del Millennio è proprio quello della fame. Il numero assoluto resta sostanzialmente uguale: sono più di 800 milioni le persone che soffrono la fame. Sulle possibilità di intervento da parte della comunità internazionale, bisogna fare delle analisi molto approfondite sulle cause della fame. Certamente una riguarda il legame con le dinamiche geopolitiche, con le dinamiche di guerra. Un'altra causa crescente di fame è legata al tema del cambiamento climatico, del degrado ambientale, di quella ecologia integrale che, come ci ricorda Papa Francesco, è una prospettiva purtroppo molto lontana dall’essere raggiunta.








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