“La responsabilità dell’accoglienza e del sostegno alle persone in cerca di rifugio, di sicurezza e di un futuro migliore per sé e per le loro famiglie non può essere lasciata agli Stati in cui i rifugiati arrivano”. Anche il Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) chiede un’azione comune di tutti gli Stati dell’Unione Europea per fare fronte all’emergenza profughi.
Una prova dei valori umani e cristiani dell’Europa
“L’Europa, sia a ovest che a est, sta mettendo alla prova il proprio impegno per la
dignità umana e i diritti. Questo è un test dei nostri valori umani e della nostra
eredità cristiana”, ha dichiarato il segretario generale dell’organismo ecumenico
il pastore Olav Fykse Tveit, durante un incontro a Ginevra dedicato all’attuale emergenza.
“Oggi - ha ricordato - i Paesi europei si trovano ad affrontare la peggiore crisi
umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma la compassione e l’azione sembrano essere
tragicamente insufficienti a soddisfare il bisogno pressante. Purtroppo è così, nonostante
i drammi ai quali assistiamo tutti i giorni ai confini dell’Europa, per non parlare
dei Paesi da cui queste persone sono costrette a fuggire”.
Aiuti senza discriminazioni su base religiosa
Il rev.do Tveit ha quindi stigmatizzato l’atteggiamento di alcuni Paesi europei che
respingono i profughi in base alla loro religione: “Dobbiamo assumerci la responsabilità
di aiutare tutti quegli esseri umani che hanno disperato bisogno senza distinzione
e senza preclusioni” ha detto, esortando “le Chiese dei Paesi di arrivo o di transito
a continuare nei loro sforzi per accogliere gli stranieri e per modellare una risposta
compassionevole alle persone in difficoltà. Abbiamo bisogno di una cooperazione ecumenica
in questi sforzi, al fine di garantire il maggior contributo possibile e alleviare
queste terribili sofferenze”, ha aggiunto. (A cura di Lisa Zengarini)
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