2015-09-13 15:24:00

Congresso mondiale foreste: stop ad uso agricolo e per allevamento dei boschi


Si è svolto in questi giorni a Durban in Sudafrica, il XIV Congresso mondiale sulle foreste, organizzato dalla Fao, per la prima volta in un Paese africano. Presenti ai  lavori migliaia gli esperti e delegati governativi e di organizzazioni ambientaliste per dibattere sulla tutela delle foreste, tema di fondamentale importanza per i riflessi sul clima, la sicurezza alimentare e l’economia globale. Roberta Gisotti ha intervistato Eduardo Mansur, direttore del Dipartimento Foreste della Fao.

R. - Siamo 7 miliardi di persone, oggi, nel mondo e saremo 9 miliardi nel 2050. L’area boschiva in tutto il mondo rappresenta più o meno un terzo dell’area terrestre del pianeta. Ma si riduce ogni anno: negli ultimi 25 anni abbiamo perso un’area forestale più o meno della dimensione di questo Paese, nel quale siamo noi adesso in Sudafrica, pari a 129 milioni di ettari. La principale causa della deforestazione è la conversione della terra boschiva agli usi agricoli e per allevamento del bestiame.

D. - Quindi il problema non è tanto il taglio degli alberi per utilizzare il legname?

R. - Esattamente! L’utilizzazione del legno, l’utilizzazione dei prodotti forestali se non avviene in maniera sostenibile provoca il degrado del bosco e la distruzione della ricchezza del bosco. Ma la vera causa della deforestazione è la conversione dell’uso della terra in altri usi, soprattutto l’agricoltura e l’allevamento.

D. - Il Rapporto della Fao evidenzia che la foresta naturale è in calo mentre aumenta la foresta piantata e la foresta di proprietà privata. Ci sono rischi di speculazione?

R. - Il 93% delle foreste mondiali sono foreste naturali e un 7% delle foreste mondiali sono foreste piantate. E’ importante avere tutte e due queste realtà: la gestione sostenibile del bosco naturale e la produzione del bosco piantato, che siano un fatto positivo per la società, per l’ambiente e per l’economia.

D. - La Fao raccomanda una gestione forestale sostenibile: cosa vuol dire, in pratica?

R. - Significa che la gestione forestale deve avvenire osservando principi sociali, ambientali ed economici che permettano che le foreste esistano per le generazioni di oggi e per le generazioni future. Quindi, la sostenibilità non vuol dire solo avere un risultato economico, non vuol dire solo l’approvvigionamento di legname per l’industria e per le necessità umane; vuol dire soprattutto che la sostenibilità si trova quando le necessità umane, l’impatto sociale della produzione e la conservazione dell’ambiente vanno mano nella mano e tutti e tre sono in equilibrio.

D. - Per la prima volta il Congresso si è tenuto in Africa, dove si registrano le maggiori perdite di foreste. L’Unione Africana ha portato proposte per meglio tutelare il proprio patrimonio forestale?

R. – Sì, è vero che il bosco africano si riduce a una tassa molto grande, di 2 milioni e 800 mila ettari all’anno. Questo avviene soprattutto per la causa che ho menzionato prima, e cioè la conversione della terra ad uso agricolo e per l’allevamento. Si deve soprattutto intensificare la produzione agricola nelle aree che già sono a produzione agricola, e promuovere la gestione sostenibile del bosco esistente. L’Unione Africana è stata presente in questo Congresso con la presidente, signora Dlamini-Zuma e anche con diversi ministri dei Paesi africani. Avere il Congresso in Africa è un’opportunità per offrire una seria analisi del problema alle autorità africane, che sono qui presenti a Durban: sono loro i responsabili per le soluzioni africane.








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