Un'indagine “onesta, completa, imparziale e veloce” affinché i colpevoli siano “chiamati a rispondere delle loro azioni”: è quanto chiede al governo di Manila l’arcivescovo Socrates Villegas, presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp). Il presule chiede chiarezza sull’uccisione di alcuni esponenti della popolazione indigena locale “Lumad”, avvenuta nei giorni scorsi per mano di miliziani armati, nella regione del Suriago del Sud.
Associazione miliziani-governo può danneggiare il Paese
Ribadendo la volontà di dare voce “a chi non ha voce” e di parlare in difesa delle
vittime e delle loro famiglie, mons. Villegas sottolinea le numerose difficoltà che
vivono i popoli indigeni, “i poveri del Signore”, “emarginati e meno abbienti” ed
afferma che ucciderli impunemente “non è legittimo e non è la volontà di Dio”. Quindi,
il presule punta il dito contro i miliziani armati, che spesso “il governo utilizza
per operazioni anti-sommossa”: “La loro associazione con il governo - spiega il presidente
della Cbcp - può essere dannosa perché essi agiscono con il tacito consenso delle
autorità statali, ma non possono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”.
Occorre indagine affidabile ed imparziale
In particolare mons. Villegas punta il dito contro quei “leader nazionali che si sono
affrettati a scagionare i miliziani” coinvolti nelle uccisioni di Suriago. “Questo
allarmante desiderio di negare la loro colpevolezza non depone in favore della verità
e della giustizia”, perché parlare “prima che si svolga un’indagine affidabile, portata
avanti da persone competenti ed imparziali”, significa rivelare “il preoccupante rifiuto”
di richiamare alle proprie responsabilità coloro che sono protetti dalle autorità.
“Se i gruppi di miliziani non possono essere inseriti in una struttura gestita legittimamente
dallo Stato - continua mons. Villegas - allora non dovrebbero essere utilizzati come
mercenari da parte del governo”.
Appello a seguire la via della pace
Di qui, la richiesta avanzata dalla Chiesa filippina “a tutti coloro che hanno prove
dirette dei fatti” di “contribuire alla giusta risoluzione di questo tragico avvenimento
per gli indigeni”. Infine, il presule esorta le popolazioni indigene a “mantenere
la fede nella via della pace ed a rispettare la legge, pur nella giusta rivendicazione
dei loro diritti”. (I.P.)
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