2015-09-16 13:28:00

Siria, intervista all'arcivescovo di Aleppo: "Aiutateci a rimanere"


220.000 morti dal 2011 a oggi, 4 milioni di rifugiati all’estero e 140 chiese distrutte: è quanto accade in Siria, dove prosegue da cinque anni il conflitto civile. Se ne è parlato questa mattina, a Roma, alla conferenza  organizzata  dalla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre. Il titolo: “Cristiani di Siria: aiutateci a rimanere”. Invitato a parlare il vescovo Caldeo di Aleppo mons. Antoine Audo, l’ha incontrato per noi Eugenio Murrali:

R. – Quello che cerchiamo è una soluzione politica, un aiuto maggiore per i cristiani e per i siriani.

D. – La Francia però ha annunciato incursioni aeree e bombardamenti. Come vi ponete di fronte a questo?

R. – Penso che questa non sarà la soluzione. Credo sia una strategia militare per guadagnare tempo e portare la violenza in tutta la regione, per generare divisioni e, forse, vendere armi e fare progetti economici.

D. – Restare è più importante che assicurarsi la sicurezza all’estero?

R. – Per me, come vescovo della chiesa cattolica caldea, è una questione di vita o di morte. Le chiese orientali devono fare tutto il possibile per assicurare la loro presenza, che è molto importante per la storia della Chiesa universale. È fondamentale nel contesto arabo e musulmano una chiesa capace di dialogare, di vivere con gli altri con dignità e rispetto. Noi, come orientali, vogliamo vivere nel nostro Paese, che ha una bella storia e non abbiamo desiderio di andare in Occidente. L'Occidente non è meglio della nostra terra, che noi lasciamo solo per ragioni di sicurezza e di povertà.

D. – Qual è la situazione dei cristiani? Qual è la vita che devono affrontare oggi in Siria?

R. – È molto dura. Il primo problema è la mancanza di sicurezza. E' terribile. Tutti i giorni, soprattutto ad Aleppo, le bombe arrivano da ogni parte, in ogni momento e non si sa dove. La seconda questione riguarda l’economia: tutti sono poveri, senza lavoro, la vita è molto cara. Poi c’è la questione dell’acqua, dell’elettricità, che toglie ogni dignità, ogni possibilità di vivere il quotidiano.

D. – La posizione dei cristiani, forse, è tra tutte la più delicata …

R. – Penso sia la più delicata perché sono deboli, non sono armati, non hanno pretese di potere o di denaro. Vogliono soltanto vivere con dignità, ma allo stesso tempo c’è chi cerca di usare la loro debolezza per interessi politici.








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