2015-09-17 13:55:00

Burkina Faso: colpo di stato militare, condanna di Usa e Ue


Colpo di stato in Burkina Faso, dove ieri sera le unità militari della guardia presidenziale - fedeli all’ex capo di Stato, Blaise Compaorè, deposto lo scorso ottobre - hanno preso in ostaggio il presidente Kafandò, il primo ministro Zida e altri membri dell’esecutivo. In un discorso alla tv, il colonnello Mamadou Bamba ha dichiarato destituito il governo di transizione e ha annunciato la creazione di un "consiglio nazionale per la democrazia" incaricato di organizzare le elezioni. Ma il golpe arriva proprio a poche settimane dalla data del voto, previsto per l'11 ottobre, e utile per riportare la democrazia nel Paese africano. Condanna da parte di Usa e Ue che chiedono il rilascio del presidente e degli esponenti del governo. Per un commento sulla situazione, Marco Guerra ha intervistato Raffaello Zordan della rivista comboniana Nigrizia:

R. - Non abbiamo gli elementi per capire esattamente sul terreno cosa sia successo però il contesto è molto semplice: Compaorè, cioè l’uomo che nel 1987 ha ucciso Thomas Sankara ed è stato al potere fino all’ottobre del 2014, sta tentando di ritornare in pista. Era stato cacciato da sollevazioni popolari, circa un anno fa perché ancora una volta voleva ripresentarsi alle elezioni presidenziali, quando la Costituzione glielo impediva. Questo sta avvenendo anche in altri Paesi africani e avviene anche in Burkina. Quindi è una partita che si gioca tra la possibilità di un minimo di cambiamento e il ritorno in pista di Compaorè. Le elezioni presidenziali e politiche dovevano tenersi l’11 ottobre. Credo che a questo punto saranno rinviate. Le persone che erano in ballo per la guida del Paese erano un ex uomo di Compaorè, che aveva la possibilità di diventare lui il nuovo presidente, cioè Christian Kaboré. Contro di lui si batteva con qualche possibilità di successo Zephirin Diabre, un uomo noto alla comunità internazionale, abbastanza dentro anche alle Nazioni Unite, quindi tranquillizzante per la comunità internazionale. E poi c’era un terzo candidato del giro di Sankara, quindi quello che esprimeva il sentimento di una parte della società civile che guardava un po’ al passato. Oggi credo che questa partita sia tutta da riscrivere a meno che - e questo, mi pare, sia l’altro aspetto che viene messo in evidenza - la comunità economica dell’Africa Occidentale non intervenga pesantemente e ripristini questa ipotesi di voto magari non tra un mese ma tra sei mesi, continuando la transizione, perché qui c’è un’interruzione di una transizione che è cominciata nell’ottobre 2014 per arrivare al voto.

D. – I militari però dicono che vogliono far tenere delle elezioni più "inclusive", portando alle urne anche la componente più vicina all’ex presidente Compaorè…

R. – Da questo punto di vista bisogna dire che in questa fase di transizione è stata approvata una legge, è stato riformato il codice elettorale. E ora il codice elettorale prevede che alcuni personaggi vicino a Compaoré non si possano presentare alle elezioni, questo è stato votato, è stato discusso. C’è l’obbligo per chi si candida di lasciare l’esercito, deve dimostrare in maniera trasparente che ricchezze ha, che patrimoni ha, che interessi ha e deve essere una persona che ha una certa trasparenza. Se questi militari vogliono cancellare questa riforma, naturalmente lo possono fare con la forza, ma quella riforma è stata approvata dal parlamento di transizione e quindi ha una sua validità precisa.

D. - Si hanno notizie di spari nella capitale per disperdere la folla, c’è il pericolo di un’escalation delle violenze con questo golpe?

R. – Il pericolo di un’escalation quando qualcuno mette le mani in una situazione di questo genere c’è sempre. Però bisogna vedere il grosso dell’esercito come si muove. E’ certo che la guardia presidenziale ha una suo specifico peso perché chi è intervenuto da quello che sappiamo è un reparto scelto, che sono circa 1200 uomini, e per una nazione piccola, con pochi abitanti, sono tanti. Bisogna vedere se ci sono fratture all’interno oppure no. Però è chiaro che se ci saranno manifestazioni, c’è senz’altro il rischio che la cosa degeneri.








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