2015-09-21 14:00:00

Il Papa ai giovani: sognate cose grandi, non camminate mai da soli


Al termine della celebrazione dei Vespri nella cattedrale dell’Habana, il Papa ha incontrato i giovani nell’ultimo appuntamento di una giornata molto densa . In migliaia sotto una leggera pioggia lo aspettavano davanti al Centro Culturale annesso alla Chiesa e intitolato a padre Félix Varela, educatore e servitore della patria. Un luogo emblematico, "culla dell’identità nazionale di matrice cristiana", ha detto il rettore padre Carvajal al Papa, dove gli universitari cubani a prescindere da fede e ideologie, si ritrovano “come un’unica famiglia”.  E' stato un dialogo all’insegna della spontaneità e dell’entusiasmo, in cui Francesco ha lasciato ai giovani l’invito a sognare, a coltivare la speranza e la cultura dell’incontro. Il servizio di Gabriella Ceraso:

"Ante ti querido papa Francisco hay jóvenes diversos y plurales ...
Davanti a te caro Papa Francesco ci sono giovani diversi, credenti e non credenti, ma uniti da una speranza: un futuro di profondo cambiamento in cui Cuba sia la casa di tutti i suoi figli".

E' Leonardo a prendere la parola davanti al Papa. Racconta con entusiasmo i sogni della gioventù cubana, ideali di accoglienza, libertà, solidarietà; chiede preghiere e anche “qualcosa di speciale” che rinnovi in loro la speranza. Francesco prende appunti e, ancora una volta, sceglie di parlare a braccio, ispirato da quanto ascoltato :

"Una palabra que cayò fuerte: soñar ...
Una parola che è risuonata forte è 'sognare'.....".

Il Papa insiste sull’importanza di essere capaci di sognare, misura, dice, del cammino della vita.Un giovane che non sogna, è chiuso in se stesso. Spesso, osserva, sogniamo cose che non si avvereranno, ma non importa, voi apritevi, sognate che il mondo con voi possa essere diverso e raccontate le cose grandi che avete in cuore…

Poi l’accento sulla nozione di “amicizia solidale”. Siate in grado di crearla, chiede il Papa ai giovani, partendo dalle cose che ci uniscono, per poi discutere e non litigare, di ciò che ci divide. Insomma "lavorate insieme per il bene comune" pur avendo diverse convinzioni. Francesco parla di "cuori aperti e menti aperte", senza costrizioni ideologiche e religiose. 

"La enemistad social destruye. Y una familia se destruye por la enemistad. ...
L’inimicizia sociale distrugge. Una famiglia si distrugge per l'inimicizia, un Paese si distrugge per inimicizia, il mondo si distrugge per l'inimicizia": e la più grande inimicizia, sottolinea il Papa, è la guerra che distrugge il mondo, perchè si è incapaci di sedersi, parlare, negoziare."E quando c'è divisione, c'è la morte". 

Quindi il passaggio più forte del suo discorso, sulla "speranza":

"Los jóvenes son la esperanza de un pueblo. Eso lo oímos de todos lados.... Pero, ¿qué es la esperanza? ...
I giovani sono la speranza di un popolo. Lo si sente dire da ogni parte, ma cosa significa? E' essere ottimisti? No...”.

La speranza è qualcosa in più, precisa il Pontefice, “è saper soffrire e sacrificarsi per un progetto. La speranza è feconda e dà vita. Essa si trova nel lavoro, che manca a tanti giovani europei, condannati, come gli anziani, dalla cultura dello scarto imposta dal Dio denaro ad una sorta di "eutanasia occulta". Quindi l'invito  ribadito a sperare, perché un giovane senza speranza, dice Francesco, è già andato in pensione per il disfattismo.

"El camino de la esperanza no es fácil y no se puede recorrer solo ...
Il cammino della speranza non è facile e non lo si può percorrere da soli", aggiunge il Papa in conclusione, consegnando un'ultima parola ai giovani cubani, la "Cultura dell’incontro", e con essa un invito:

"Por favor, no nos desencontremos entre nosotros mismos ...
Per favore evitiamo gli scontri tra noi, andiamo accompagnati, insieme, incontriamoci anche se la pensiamo in modo differente", cercando la speranza, cercando il futuro e la nobiltà della patria.








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