2015-09-22 15:36:00

Bambin Gesù, inizia l'anno scolastico in ospedale


A scuola anche se si è costretti su un letto d’ospedale. Da quarant’anni è possibile usufruire in Italia di questo insostituibile servizio e tra le strutture che garantiscono la continuità didattica vi è l’Ospedale pediatrico del Bambin Gesù, che oggi ha inaugurato il nuovo anno scolastico. Francesco Gagliano ne ha parlato con la dott.ssa Lucia Celesti, responsabile dell’accoglienza e dei servizi alla famiglia del Bambin Gesù:

R. – La scuola in realtà in ospedale è presente dal 1975, da quando è iniziata come scuola elementare. Ormai si è strutturata con percorsi che vanno dai bambini piccolissimi fino agli universitari. I pazienti seguiti dalla scuola con percorsi strutturati nelle sedi del nostro Ospedale sono stati nello scorso anno scolastico 2014-2015 quasi 5 mila. Quindi l’Ospedale è un vero e proprio istituto scolastico dove vengono svolti esami regolari: media, maturità, scuola elementare... La scuola in ospedale è sempre stata molto diversa dalla scuola normale. Non c’è la cattedra e i banchi, l’insegnante va a letto del malato, l’orario è flessibile – pomeridiano, festivo, notturno – e i programmi sono personalizzati. Quindi è da sempre una scuola caratterizzata da grandissima flessibilità. Questa flessibilità si va fortunatamente strutturando non soltanto come una flessibilità di struttura ma di “sistema”, di tutto il sistema scolastico ospedaliero. Per cui, la scuola si sta spostando dall’ospedale alle case famiglie, alle case sotto forma di istruzione domiciliare, perché in ospedale oggi, fortunatamente, vengono ricoverati solo pazienti molto gravi e questi pazienti molto gravi fanno un pezzettino del loro percorso in ospedale ma un altro pezzettino lo fanno a casa propria, senza poter andare a scuola, oppure lo fanno nelle nostre case di accoglienza, se sono di fuori Roma. La garanzia di continuità è non solo la garanzia della scuola in ospedale, ma anche la garanzia della scuola fuori ospedale. Una specie di passaggio di testimone tra squadre di insegnanti. Un’altra novità è la telematica, nel senso che noi adesso lavoriamo molto non solo e anche attraverso il rapporto interpersonale, che è sempre importantissimo soprattutto in questi casi, ma anche tramite app e tramite la teledidattica.

D. – Quanto aiuta nell’iter di guarigione il poter continuare ad avere una vita normale, frequentare la scuola, proseguire gli studi universitari, liceali…

R. – Credo sia fondamentale e questa è una delle caratteristiche del nostro ospedale. Il mio servizio è fatto apposta, si chiama “Accoglienza”. Penso fortemente che accanto all’aspetto di cura della malattia in senso stretto, tutto il resto del contesto – quindi avere la garanzia di poter continuare la propria vita con un supporto che ti porti fino al momento in cui non ricominci a camminare con le tue gambe – sia fondamentale. Per i ragazzi non perdere la connessione con la vita, con il lavoro, quello che c’è fuori, significa poter mantenere speranze: potersi arrabbiare perché uno ha preso un brutto voto a scuola ha un connotato negativo per certi versi ma positivo per altri perché è la vita che continua, un aggancio alla vita fondamentale.








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