2015-09-22 15:36:00

Rifugiati: in Italia ne arriva il 3% di tutta Europa


Sono 59,9 milioni i migranti forzati nel mondo, di questi 8 milioni nel solo 2014, mentre circa 20 milioni sono i rifugiati fuori dal loro Paese d’origine. Sono i dati del secondo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, presentato a Roma da Anci, Caritas, Fondazione Migrante e Sprar, in collaborazione con l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. Francesca Sabatinelli:

Meno del 10% dei rifugiati nel mondo, che in totale sono 19 milioni e mezzo, arrivano in Europa. Di questo 10, meno del 3% giunge in Italia. Cifre irrisorie rispetto all’86% del totale dei  rifugiati ospitato da Paesi in via di sviluppo, o al 36%, pari a 5,2 milioni di persone, che si trova in Paesi quali Turchia, Pakistan, Libano e Iran. In Italia, al 31 agosto 2015, sono arrivati 115.500 migranti circa tra eritrei, nigeriani, somali, sudanesi, siriani. E la Siria, alla fine  del 2014, con quasi 3,9 milioni di rifugiati presenti in 107 Paesi, ha superato l’Afghanistan che per oltre trent’anni ha detenuto il primato di primo Paese di origine dei rifugiati. Nel 2014, in Italia, circa 65 mila persone hanno presentato domande di protezione internazionale. Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes:

"Il problema non sono i numeri, il 10% dei rifugiati che arrivano in Europa e il 3% in Italia, ci vuole una volontà politica che aiuti l’Europa a uscire ancora dai suoi nazionalismi, dalle sue chiusure, dalle sue paure. Anche alla luce del voto che c’è stato al Parlamento europeo, speriamo che effettivamente si riesca domani (riunione capi di Stato e di governo Ue - ndr)  a fare un salto di qualità nell’accoglienza in Europa e si riesca veramente a collocare molte delle persone all’interno dei 28 Paesi europei, superando queste paure, superando questi muri che tra l’altro mettono a rischio anche l’Unione europea perché mettono a rischio anche Schengen. Questi muri stanno facendo alzare alle frontiere di diversi Paesi delle chiusure e mettono a rischio anche la circolazione, la libera circolazione dei lavoratori in Europa, e questo sarebbe un grave danno anche all’economia non solo dell’Italia ma dell’Europa stessa".

Questo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, spiega ancora mons Perego, “costituisce uno strumento prezioso per accompagnare le numerose esperienze di accoglienza in atto già in molte parrocchie”:

"Prezioso innanzitutto per le nostre comunità cristiane dopo l’appello del Papa perché  ogni parrocchia, ogni casa religiosa, ogni monastero, ogni santuario, accolga una famiglia di migranti, ma prezioso anche per i nostri comuni: soltanto 376 comuni su 8 mila oggi accolgono richiedenti asilo e rifugiati. Si spera che questo rapporto aiuti quell’accoglienza diffusa che anche il Papa ha richiamato, e che potrebbe essere un valore aggiunto nel sistema di accoglienza nel nostro Paese, che superi i grandi centri che hanno creato mafia capitale, che superi la burocrazia, e che non tutela le persone, e si arrivi veramente a un’accoglienza diffusa e famigliare nei diversi territori. Nei nostri comuni purtroppo c’è chi ha paura di perdere consenso e quindi non si apre a questa esperienza e chi invece utilizza il rifiuto, la chiusura, nei confronti dei richiedenti asilo per avere consenso. Questa duplice strumentalizzazione dei richiedenti asilo sta bloccando questa accoglienza diffusa. Ci auguriamo invece che questo rapporto faciliti una consapevolezza politica, una responsabilità sul piano politico nell’accoglienza dei richiedenti asilo, non dimenticando che la democrazia europea e anche la democrazia italiana è poggiata sul riconoscimento di questo diritto".

Il 2014 ha segnato anche un numero di tre volte superiore al 2013 di minori non accompagnati che hanno fatto richiesta di protezione internazionale. Ed è proprio verso di loro che questo rapporto chiede un forte impegno, spiega mons. Perego, perché non si è ancora riusciti a dare a tutti ugualmente  una tutela e un accompagnamento personale."Soltanto un minore non accompagnato su cinque è in una struttura dello Sprar mentre la maggioranza èaccolta in strutture di prima accoglienza inadeguate", dice, invitando anche a guardare ai cosiddetti rifugiati ambientali o climatici:

"Tante volte si dimenticano i rifugiati ambientali e anche il Papa nella "Laudato si’" fa un appello a riconoscere il diritto di chi è costretto a lasciare la propria terra per motivi ambientali, terremoti, disastri o anche perché vengono cacciati dalle loro terre: sono tre volte tanto i profughi di guerra. Un profilo che ha bisogno di essere tutelato anche sul piano giuridico attraverso soprattutto un permesso di protezione internazionale come il permesso di protezione umanitaria che è possibile anche in Italia ed è sperimentato già in altri Paesi. Quindi l’invito nel rapporto è ad ampliare questa tutela dei richiedenti asilo e dei rifugiati proprio sul piano ambientale. L’altro profilo è quello dei minori non accompagnati. Ne sono arrivati 22 mila tra lo scorso anno e quest’anno. Abbiamo dato asilo a poco più di 4 mila. Molti sono ancora nelle strutture temporanee quindi con una tutela che non è adeguata per dei minori non accompagnati nonostante lo sforzo che c’è stato di inserire i minori non accompagnati nello Sprar. L’invito è proprio a portare un’attenzione particolare a questi minori e a costruire accoglienze nell’interesse superiore del minore, come prevede la legge, in una dinamica non di grandi centri ma di affidamento famigliare e di case famiglia. Ci auguriamo quindi che il rapporto – ed è una delle raccomandazioni del rapporto - spinga in questa direzione".

“Quella europea è soprattutto una crisi di rifugiati – aggiunge Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr – solo attraverso una risposta unitaria e  comune di tutta l'Europa si può affrontare questa situazione":

"Finora a livello europeo è stato fatto veramente troppo poco ed è veramente molto tardi. Questa (la riunione dei ministri degli interni oggi e la riunione dei capi di Stato e di governo domani, a Bruxelles ndr) è l’ultima occasione, quella cruciale per avere un cambio di passo che trovi una concretezza, quindi passare immediatamente alla realizzazione innanzitutto di centri di accoglienza in Grecia, fondamentale perché non ci sono sufficienti posti e all’ampliamento dei posti disponibili in Italia, quindi alla distribuzione di coloro che hanno la possibilità dell’asilo, quindi prevalentemente nazionalità siriane, afghane, irachene, attraverso l’Unione europea. E’ importante che ci sia un accordo su almeno 40 mila e poi subito dopo 120 mila persone. Sappiamo che però questo non sarà sufficiente, quindi siamo anche convinti che immediatamente dopo sarà necessario rivedere queste stime a rialzo e quindi iniziare questa strada e portarla avanti nei prossimi mesi. L’importante è che ci siano questi tre capisaldi, cioè i centri di accoglienza, la redistribuzione e l’accordo sulle quote, altrimenti si continuerà a navigare in questo caos che è l’aspetto peggiore di tutta questa crisi che altrimenti sarebbe assolutamente gestibile. Non ci aspettiamo che gli arrivi diminuiscano soprattutto verso la Grecia, siamo a circa 480 mila persone già arrivate via mare e ci aspettiamo che il flusso non si interrompa, stiamo parlando di un flusso che nell’84% dei casi è composto da persone che provengono da Paesi produttori di rifugiati, quindi non andando efficacemente a incidere sulla soluzione di questi conflitti ci aspettiamo che il flusso continui".

Il Rapporto verrà presentato anche il 24 settembre al Conference Centre di Expo-Milano 2015.








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