2015-09-23 14:48:00

Lavoro minorile, 280 mila i giovani italiani coinvolti


In Italia oltre il 40% dei genitori ignora l’esistenza del lavoro minorile e 1 su 3 ritiene che l’attuale crisi economica giustifichi l’impiego di ben 280 mila giovani al di sotto dei 16 anni, italiani, in mestieri che vanno dalla ristorazione, al commercio, all’agricoltura e non solo. Sono i dati di una statistica promossa da Paidoss, l’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza che, con la partecipazione dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), ha organizzato, dal 24 settembre e per due giorni, a Lecce il forum dal titolo 'Figli di un lavoro minore'. A livello globale, sono quasi 168 milioni i minori che lavorano e di essi ben 5,5 milioni sono oggetto di vero e proprio sfruttamento, le situazioni più gravi riguardano l’Africa sub-sahariana e l’area asiatica del Pacifico. Il servizio di Eugenio Murrali:

Danni psicofisici, infortuni e rinuncia precoce alle attività formative e ludiche dell’infanzia. Sono solo alcune delle conseguenze del lavoro minorile. Ed è questo il tema del secondo Forum internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza dal titolo 'Figli di un lavoro minore'. A organizzarlo è Paidoss, il cui presidente, Giuseppe Mele, sottolinea uno degli effetti più gravi del fenomeno:

“La dispersione scolastica è l’elemento più importante del danno per un ragazzo, perché abbandonare la scuola significa non poter avere uno sviluppo migliore per sé dal punto di vista economico e anche sociale”.

Fondamentale, per portare alla luce il lavoro minorile sommerso sarà la collaborazione dei pediatri, che dovranno rivestire un ruolo di antenna sociale, aiutando a individuare i casi di malattie e infortuni legati all’impiego degli under 16 nei diversi mestieri. L’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, al fianco di Paidoss, fa opera di sensibilizzazione sul tema, come afferma il presidente Franco Bettoni:

“Parla una persona che si è fatta male sul lavoro a 14 anni. Andiamo nelle scuole a parlare ai ragazzi, a spiegare i temi degli infortuni, delle malattie professionali. Purtroppo anche oggi in Italia molte migliaia di ragazzi vanno a lavorare dai 7 ai 15 anni”.

La percezione del problema è, però, in Italia, ancora molto bassa se, secondo l’indagine di Paidoss, più di un quarto dei mille intervistati non vede nulla di male nel lavoro minorile.








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