"Nessuno può rimanere indifferente. La consapevolezza della grandezza e della dignità di ogni persona ci deve portare ad amare, rispettare, promuovere e difendere la vita in tutte le sue espressioni e momenti, e non tollerare od incoraggiare la cultura della morte". Così nel messaggio del vescovo della diocesi Chilpancingo-Chilapa, mons. Salvador Rangel Mendoza, inviato all'agenzia Fides dalla Conferenza episcopale messicana, e pubblicato oggi, a un anno dalla tragedia in Iguala, la strage di 43 studenti uccisi dai narcotrafficanti con la complicità dei politici locali nello Stato messicano di Guerrero. "Dinanzi a questa situazione drammatica" scrive mons. Rangel Mendoza "i discorsi non sono abbastanza; è necessario uno sforzo delle autorità competenti per chiarire i fatti ed arrivare insieme con la società, a cominciare dalle famiglie degli scomparsi, alla verità".
Appello del vescovo a non lasciare spazio al disordine e l'anarchia
Mons. Rangel Mendoza, afferma: "Dobbiamo cominciare a esaminare noi stessi davanti
a Dio e davanti alla nostra coscienza civica, e chiederci che cosa ha causato questi
eventi deplorevoli e riprovevoli. Così ci renderemo conto che la causa principale
è la dimenticanza della dignità e dei diritti di ogni persona". Il vescovo raccomanda
a tutti due cose: la preghiera e il lavoro. "Chiediamo a Dio il dono della pace, e
di lavorare per essa con azioni concrete a favore del dialogo, la verità, la giustizia,
la riconciliazione e il rispetto della vita, della dignità e dei diritti di tutti",
si legge nel messaggio, che si conclude con un appello a "non lasciare spazio al disordine
e l'anarchia" e a costruire la pace insieme alle tante "persone buone e positive"
che vivono nello Stato di Guerrero. (C.E.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |