2015-09-26 10:38:00

Terra Santa: ancora irrisolto il problema delle scuole cattoliche


“A fronte di un moderato ottimismo dei giorni scorsi, la controversia riguardante le scuole cattoliche non si è ancora risolta. Noi desideriamo con forza iniziare l’anno scolastico lunedì prossimo 28 settembre, ma non siamo disposti a tornare a scuola e riaprire le aule a qualsiasi costo. Vogliamo anche che siano rispettati un minimo i nostri diritti e che vi siano relazioni giuste fra le parti”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme. Il prelato è in prima linea nella protesta lanciata dalle scuole cattoliche di Israele contro il taglio dei fondi e la statalizzazione degli istituti deciso da un governo che mostra poca “sensibilità” verso gli studenti cristiani. 

La battaglia dei genitori sostenuta dalla Chiesa di Terra Santa e dai vescovi europei
Dall’inizio del mese le scuole cristiane in Israele sono in sciopero. Professori e alunni denunciano una doppia discriminazione nei confronti delle proprie istituzioni: il governo ha ridotto le sovvenzioni che ormai coprono solo il 29% delle spese; allo stesso tempo, pone un limite alle rette che le scuole possono ricevere dalle famiglie. La battaglia di genitori e alunni è sostenuta dalla Chiesa di Terra Santa e dai vescovi europei.  

Scuole ebraiche ultra-ortodosse, sovvenzionate in toto dal governo
La discriminazione è un dato di fatto evidente, se si paragona a quanto avviene con le scuole ebraiche ultra-ortodosse, sovvenzionate in toto dal governo e che non subiscono ispezioni dal ministero dell’Educazione, sebbene esse non siano in regola col curriculum degli studi. I negoziati avviati sinora per dirimere la controversia si sono rivelati inefficaci, con le scuole che chiedono 50 milioni di dollari per poter aprire e il governo disposto a sborsarne solo cinque.

La riapertura delle scuole non può avvenire ad ogni costo
I leader cristiani confermano la loro linea di netto rifiuto di integrarsi nel contesto degli istituti di Stato, perdendo così la loro identità e la loro missione nella società.  Mons. Marcuzzo ricorda che l’obiettivo primario è “il bene degli studenti, quindi il loro rientro a scuola”, ma questo non può avvenire “a ogni costo”. “C’è ancora da negoziare - aggiunge il prelato - vi sono punti da discutere, si risolve una questione e ne spunta un’altra”. In particolare vi sono due punti di “forte contrasto: in primis ci vogliono togliere il diritto allo sciopero per il futuro. Il governo è disposto a sbloccare una parte dei fondi, ma alle scuole cattoliche sarà vietato lo sciopero” come strumento di lotta per il futuro. 

Il problema della guida del comitato interministeriale
​Il secondo elemento di contrasto riguarda la guida del comitato interministeriale che dovrà risolvere gli altri punti ancora in sospeso fra scuole e governo. In queste ore è emersa la candidatura alla presidenza del Comitato del giudice della Corte suprema Salim Joubran, arabo israeliano apprezzato per il lavoro svolto da magistrato. Tuttavia, spiega il vicario patriarcale di Gerusalemme, il governo israeliano “vuole affiancare al giudice un secondo presidente, un ebreo. Questo è assurdo - conclude il prelato - perché non si è mai visto che una istituzioni abbia due presidenti: scelgano un vice, gli diano la qualifica di presidente aggiunto, ma la doppia presidenza non può essere accettabile”. (D.S.)








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