2015-09-27 14:17:00

Parlamentari in Catalogna : probabile sondaggio secessionista


Cinque milioni e mezzo i catalani oggi alle urne: si sceglie il parlamento regionale, ma per molti, come il leader del governo locale, Artur Mas, il voto potrebbe essere una sorta di “sondaggio” per capire cosa pensa l'opinione pubblica in merito all'indipendenza, da sempre ostacolata dal premier Rajoy. I gruppi secessionisti, dati per favoriti, potrebbero ottenere la maggioranza e mettere Madrid e l’Europa in seria difficoltà, ma il quadro non sembra così semplice. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Alfonso Botti, ispanista e docente all’Università di Modena e Reggio Emilia:

R. – Siamo certamente di fronte alla situazione più critica dei rapporti tra Madrid e la Catalogna, dal ritorno della democrazia in Spagna. Quello che succederà dopo però è difficile prevederlo: tutti i sondaggi stanno dicendo che ci sarà una maggioranza nel parlamento catalano degli indipendentisti; quasi nessun sondaggio, però, attribuisce agli indipendentisti una maggioranza in termini di voto. C’è anche un’altra contraddizione: le varie province della Catalogna eleggono un certo numero di deputati e stando agli ultimi sondaggi né Barcellona né Tarragona – e Barcellona è la capitale della Catalogna – eleggerebbero una maggioranza di deputati indipendentisti… Quindi – diciamo – che è una situazione molto, molto pasticciata.

D. – L’Europa, ha già fatto sapere che - nel caso di una indipendenza - la Catalogna sarebbe ovviamente fuori dall’euro e fuori dall’Unione Europa… Questi aspetti giocano un ruolo significativo in questo momento?

R. – Il problema, fino ad oggi, è rimasto solo nei termini propagandistici. Altra sarebbe la situazione se l’indipendenza catalana si raggiungesse attraverso un processo accettato e riconosciuto intanto dallo Stato spagnolo.  A quel punto io credo che i giochi sarebbero diversi. Ma siamo molto lontani da questa situazione adesso.

D. – Quale è il cuore delle aspirazioni indipendentiste, a parte la storia, a parte la differenza anche della lingua? C’è chi dice che è solo una questione di bilanci e fisco...

R. – La questione indipendentista ha radici lontane nel tempo. Certamente il cuore di questo problema, negli ultimi anni, si è rivelato quello del prelievo fiscale: i catalani, come già accade nei Paesi Baschi, vorrebbero che lo Stato non prelevasse direttamente. Ma tale questione economica si è caricata, nel tempo,di altri significati. Ultimamente – diciamo – quello che ha fatto radicalizzare la situazione è stato il nuovo Statuto Catalano - approvato dalle cortes catalane e poi ratificato anche dal referendum in Catalogna - che è stato impugnato come incostituzionale dal Partito Popolare. La Corte Costituzionale ha inoltre abolito alcuni statuti. Tutto questo è stato vissuto in Catalogna come una ingerenza alla propria autonomia.

D. – In caso di fallimento si metterà in discussione la figura di Artur Mas?

R. – Il problema per Mas in realtà è molto complicato. E' vero che ha trovato dei punti di intesa con Esquerra Republicana de Catalunya, con la quale ha fatto la "Coalizione per il sì”, ma è anche vero che sono due partiti con tradizioni e culture politiche profondamente diverse. La maggioranza indipendentista la dovrebbero fare con una nuova forza antagonista di sinistra radicale, che è Candidatura di unità popolare. Io vedo molto complicata una gestione del governo e una amministrazione tra forze politiche tra loro così diverse. Quindi è possibile che un non successo della strada indipendentista porti ad una frammentazione di questo schieramento così eterogeneo.








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