2015-09-28 14:45:00

P. Lombardi: Usa ammirati dall'umanità di Francesco


Sui momenti salienti del viaggio apostolico di Papa Francesco negli Stati Uniti, Alessandro De Carolis ha intervistato il direttore della Sala stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

R. – Il Papa ha sempre rilevato, già fin da Cuba,– che la tematica della famiglia era un po’ quella che lo aveva condotto a decidere di fare questo viaggio, che infatti si concludeva poi a Filadelfia per l’incontro mondiale. Il tema della famiglia lo ha ricordato in ognuno dei discorsi importanti di questo viaggio: lo ha ricordato parlando davanti al presidente Obama, davanti al Congresso delle Stati Uniti, davanti alle Nazioni Unite... Il Papa ha parlato della gravità delle domande che riguardano la situazione della famiglia e del matrimonio nel momento storico attuale. Quindi, anche se il clima, per fortuna, era un clima molto di festa, molto gioioso – di annuncio di una parola positiva del Vangelo della famiglia nella sua prospettiva cristiana – però la consapevolezza della serietà della situazione delle domande sull’avvenire dell’umanità, anche per quanto riguarda il modo in cui vive, tutela o non tutela questa cellula fondamentale che è la famiglia, era del tutto presente. Naturalmente, nelle grandi folle che ci sono state c’era tutto l’entusiasmo della popolazione degli Stati Uniti, delle tre grandi città che sono state visitate, per vedere il Papa, per sentirlo, per entrare in contatto con lui. Si vedeva che il Papa arrivava incontrando un interesse, una simpatia, una disponibilità della gente comune eccezionale, veramente molto, molto notevole. E quello che colpisce – lo ha rilevato anche il presidente Obama, lo ha rivelato Ban Ki-moon, lo ha rilevato in diversi – è proprio l’umanità di questo Papa, la sua capacità di stabilire un rapporto con la gente, che dice vicinanza, che dice prossimità, che dice solidarietà. C’è questa attrazione, diciamo, della sua figura umana che gli dà una possibilità di dire delle parole, a volte anche scomode, ma chiare e orientatrici per l’umanità di oggi. Gli elementi di questo entusiasmo e di questo desiderio della gente americana di incontrare il Papa erano evidentissimi e quindi anche la copertura informativa e televisiva, che è stata data a questa presenza del Papa, è stata grandiosa.

D. – Le sue parole mi fanno venire in mente ciò che Papa Francesco ha detto congedandosi all’aeroporto di Filadelfia agli organizzatori: siate generosi. Continuate a essere entusiasti del messaggio del Vangelo, guardate sempre ai poveri in questa terra che è stata benedetta da tantissime opportunità…

R. – Sì, il Papa – anche lui – è andato verso il popolo americano con una grandissima amicizia, con una grandissima disponibilità e benevolenza, per coglierne i valori, per entrare in dialogo con esso, comprendendo la grande storia di libertà, di democrazia, di pluralismo, di costruzione di una grande nazione, a partire da immigrazioni di tante origini diverse, pur avendo poi anche tutti i suoi messaggi da dire di responsabilità, di necessità di impegno e di cambiamento per il futuro, sotto i diversi aspetti, sia per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, sia per quanto riguarda la cura dell’ambiente, le responsabilità a livello internazionale e così via… Tutte cose che il Papa ha detto, ma le ha sapute dire partendo da una base, da una premessa di comprensione molto piena di rispetto e di ammirazione per i valori della storia di questo grande Paese.

D. – Guardando alla globalità di questo decimo viaggio apostolico, il più lungo di quelli finora compiuti da Papa Francesco, che cosa le rimane a caldo più impresso?

R. – Direi che così, dal punto di vista anche emotivo dell’esperienza umana, a me è rimasta impressa la simpatia che si respirava nell’Aula del Congresso in attesa del Papa… Era veramente un’atmosfera di festa, pensando e sapendo che tipo di dibattiti, anche di divisioni e di tensioni, si svolgono in quell’aula anche in questo periodo: lo speaker del Parlamento si è dimesso il giorno dopo la visita del Papa, probabilmente in conseguenza della difficoltà della sua situazione e del suo servizio. Però, si capiva che tutti i presenti erano estremamente interessati e disponibili a sentire che cosa il Papa avrebbe detto. Ho trovato anche molto emozionante il momento di “Ground Zero”, la cerimonia interreligiosa: proprio nel profondo della terra, in questo luogo terribile di manifestazione del male e dell’odio, il Papa ha potuto in qualche modo dare un messaggio che comporta una luce di speranza, proprio sulla base dell’amore e della generosità che hanno accompagnato in quei giorni tremendi la manifestazione del male, rispondendo invece con un amore pronto addirittura a dare la vita generosamente per cercare di salvare le vite delle persone colpite, come tutti i pompieri e le persone della sicurezza. Certamente, quello che rimane molto impresso è questo calore dell’incontro: in particolare a New York si è manifestato questo entusiasmo nella grande Messa a Madison Square Garden, che essendo un ambiente raccolto e chiuso, anche se di grandissime dimensioni, si prestava molto a costituire comunità che si sentiva unita attorno al suo pastore. E poi, sono stato molto toccato dall’incontro con i detenuti: in un ambiente impressionante – in cui tutta l’architettura dice isolamento, dice chiusura, dice limite delle possibilità di espressione – questo messaggio così cordiale, così capace di invitare a guardare al di là e a guardare alla speranza che il Papa ha dato è stata una manifestazione della vicinanza agli ultimi particolarmente efficace e profonda.








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