2015-09-28 13:31:00

Siria: incontro tra Putin e Obama a margine dei lavori Onu


Al via oggi a New York i lavori della 70esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, che vede riuniti oltre 150 capi di Stato e di governo. Tra i temi che saranno affrontati, quello della crisi siriana e del futuro del Presidente Bashar Al-Assad. Dopo i primi bombardamenti della Francia contro le postazioni siriane del sedicente Stato Islamico, l’Iran si è detto pronto ad un “piano d’azione” comune con gli Stati Uniti. Molto attiva anche la Russia, che ha rafforzato il coordinamento con l’intelligence dei Paesi dell’area in funzione anti-Is. Intanto è atteso per oggi a New York l’incontro tra il Presidente russo Putin e quello americano Obama. Per un commento su quanto sta avvenendo a New York sentiamo Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze al microfono di Michele Raviart:

R. – Quello che rende questa Assemblea importante è il grande ritorno della Russia. L’aspetto paradossale è che, in questo momento, la Russia è un Paese debole perché il petrolio è crollato, perché non innovano, non hanno tecnologia: hanno invece armi, uomini e hanno Lavrov che fa il ministro degli esteri russo da 11 anni,  conosce la situazione politica come nessuno al mondo e presenta a Putin tutte le opportunità che poi Putin naturalmente fa vedere come sue.

D. – Sembrerebbe che una sorte di fronte russo-sciita si stia formando e che uno dei nodi sia sulla presenza o meno di Assad…

R. – I russi sono nel lungo periodo disposti a sacrificare Assad. Però mai nessuno darà una garanzia che i russi firmino una intesa, in cui dicano “poi Assad se ne andrà” e che domani non cambino idea… Assad permette a tutti – tutti! – di continuare a fare i propri giochi: lo permette ai sauditi, lo permette ai turchi… Quindi tutti hanno una mano in questo ed è una mano quasi sempre invisibile. Paradossalmente le mani che si vedono meglio sono quelle degli occidentali.

D. – E’ atteso per oggi questo faccia a faccia fra Putin e Obama, il primo da due anni: quali sono i temi, a questo punto, che possono affrontare e le visioni che si contrappongono tra Putin e Obama sulla Siria?

R. – I temi che possono affrontare sono in particolare il Medio Oriente e l’Ucraina o la situazione in Europa Orientale. L’incontro è determinante perché è la prima volta che si vedono da molto tempo e perché si è all’inizio di una possibile collaborazione – con parecchie virgolette … - su questi temi. E’ importante che si incontrino, ma non credo uscirà nulla di definitivo dall’incontro.

D. – Un altro attore molto attivo è l’Iran, che ha detto di essere disposto ad un piano di azione comune con gli Stati Uniti e che prima bisogna distruggere l’Is e poi occuparci di Assad… Ecco, qual è il ruolo di Teheran?

R. – Il ruolo di Teheran è quello di un grande attore, a lungo escluso dalla scena internazionale e soprattutto mediorientale, che ora torna in gioco e ci torna con prudenza, perché l’Iran ha obiettivi di lungo periodo e quindi sarà prudente, sarà attento, ma conterà a rafforzare se stesso, la posizione degli sciiti in Medio Oriente e ad indebolire non tanto i Paesi sunniti, ma quei Paesi sunniti – soprattutto l’Arabia Saudita – che sono, per tutta una serie di ragioni, di ostacolo all’Iran.

D. – La Francia ha cominciato a bombardare lo Stato Islamico. Qual è la strategia sottesa a questa azione?

R. – Le ragioni della Francia sono assolutamente storiche: da 5-6 secoli la Francia considera il Levante - Libano e Siria – come zona di suo grande interesse. In queste circostanze ci vuole tornare in qualche modo… E’ chiaro che, a parte il ruolo che può avere in sede Onu e in sede europea, l’unico modo per farsi vedere è mandare degli aerei e dire: “Ci sono anche io e non si può decidere senza di me!”. E’ anche vero che un bombardamento è una cosa occasionale, per fare qualcosa di incisivo che riporti un minimo di ordine in Siria, – bisogna essere in molti e bisogna essere assai costruttivi.

D. – Qual è il futuro e il presente della coalizione internazionale guidata dagli Usa?

R. – La prima cosa che la coalizione dovrebbe fare è mettersi d’accordo su un obiettivo minimo e cercare di perseguirlo. In questo momento non ne hanno neanche uno… Buttare fuori Assad non è un obiettivo, perché tutti sanno che se non c’è un successore a quella parte di Siria che dovrebbe rimanere nella sfera di Assad - anche con lui fuori - anche questa parte della Siria entrerà nel caos.








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