2015-09-30 19:11:00

Siria: raid aerei russi sulle postazioni dell'Is


Si rincorrono le voci nel primo giorno di raid aerei russi in Siria contro le postazioni del sedicente Stato Islamico. Di poco fa le dichiarazioni polemiche della Casa Bianca. Washington afferma che le azioni sono in contrasto con gli accordi tra Putin e Obama. Il servizio di Benedetta Capelli:

Si trasforma subito in una battaglia di dichiarazioni la prima giornata di raid russi contro l’Is in Siria dopo il via libera del parlamento di Mosca alla richiesta del presidente Assad; azioni appoggiate anche da Iran e Iraq. Secondo la Casa Bianca i raid sono in contrasto con quanto si sono detti il presidente Putin e il presidente Obama nel corso del loro incontro all'Onu", incontro nel quale avevano individuato come priorità la transazione politica del Paese. Inoltre le zone colpite da Mosca - Hama, Homs e Latakia – per gli Usa non sarebbero obiettivi strategici in termini di lotta all'Isis. Perplessità sono  state espresse anche dalla Francia che, proprio oggi, ha aperto un’inchiesta nei confronti di Assad per crimini contro l'umanità commessi tra il 2011 e il 2013. Pesanti anche le accuse dell’opposizione siriana che parla di una quarantina di  civili uccisi. “Un attacco mediatico”: la risposta della Russia che assicura di voler andare avanti nelle sue azioni così come stanno facendo  gli Stati Uniti. Oggi telefonata tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e  il ministro degli Esteri russo Lavrov. Quest’ultimo, alle Nazioni Unite, aveva ribadito la necessità di un’azione comune contro l’Is per coordinare tutte le forze in campo ma la presenza di Assad, per gli Usa, è un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo. 

Il Parlamento russo ha approvato DUNQUE l'uso delle proprie forze armate in Siria. Sulla decisione di Mosca, Giada Aquilino ha intervistato Dario Fabbri, analista del periodico di geopolitica ‘Limes’: 

R. – Di fatto era un “sì” scontato. Il fatto stesso che la Camera Alta del Parlamento russo abbia votato all’unanimità dice come il voto fosse considerato assolutamente previsto. Rappresenta l’autorizzazione per Putin, peraltro successiva al fatto compiuto, di impiegare i propri mezzi in Siria.

D. – L’uso delle truppe russe era stato chiesto appunto da Putin su richiesta del siriano Assad. Alla luce dell’incontro Putin-Obama, le posizioni di Mosca e Washington però non cambiano…

R. – Anche gli Stati Uniti sono entrati da tempo – ormai da diversi mesi – nell’ordine di idee che al Assad debba rimanere almeno in una fase iniziale di transizione politica. La questione è come arrivare a tale transizione politica e chi mettere poi al posto di al Assad, anche perché molte fazioni che si combattono sul terreno in questo momento non hanno alcuna voglia di trattare. Sarebbe troppo semplice se bastasse mettersi d’accordo tra russi ed americani per sostituire qualcuno a Damasco. La situazione è molto più complicata: al di là del sedicente Stato Islamico ci sono diversi ribelli, anche semplicemente bande criminali, che si affrontano sul terreno. Quindi la situazione non è matura non solo per un accordo tra russi ed americani, ma neppure per una sua soluzione completa.

D. – In questo quadro, i raid aerei russi in Siria che contributo saranno per la coalizione?

R. – Non credo che la Russia abbia – anzi, sicuramente non ha – come primo obiettivo quello di combattere l’Is, anche perché tale obiettivo non ce l’ha nessuno: nessuna potenza straniera, neanche gli americani. L’obiettivo principale dei russi è semplicemente quello di puntellare lo Stato alawita che si deve comunque realizzare sul terreno, ovvero mantenere il clan di al Assad e un’intera fascia della popolazione siriana di tendenze sciite, che probabilmente sarebbe massacrata dai sunniti se arrivassero verso la costa. L’obiettivo dei russi è quindi quello di mantenere questa parte di territorio intatta e corroborare il proprio potere negoziale, un giorno in cui si sedessero al tavolo delle trattative principalmente con gli americani, ma non soltanto. I russi, ricordiamolo, hanno come vero punto dirimente della loro strategia l’Europa, l’Ucraina. Rendendosi indispensabile in una crisi meridionale, il Presidente russo spera di ottenere concessioni sull’Ucraina, che è il dossier che gli interessa più da vicino. Non a caso, nell’incontro di pochi giorni fa tra Obama e Putin alle Nazioni Unite, si è parlato per metà del tempo di Siria e per l’altra metà di Ucraina. Ed è proprio questo punto che ancora oggi gli americani non hanno intenzione di fare alcuna concessione ai russi, perché considerano la congiuntura europea legata alla crisi ucraina favorevole ai loro interessi.








All the contents on this site are copyrighted ©.