2015-10-01 13:48:00

Prolusione del card. Bagnasco: il commento di Claudio Gentili


Un’attenta riflessione sulle emergenze di questi tempi come l’immigrazione, la diffusione della cultura “gender”, la crisi economica e la mattanza dei cristiani. E' stata molto ampia e precisa la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, al Consiglio permanente della Cei apertosi ieri a Firenze. Benedetta Capelli ha raccolto la riflessione di Claudio Gentili, direttore della rivista “La società”: 

R. – Io direi che il punto sia il modo con cui Bagnasco affronta il tema “famiglia”, che - devo riconoscere - è un modo nuovo. Mi ha colpito molto che l’incipit del lungo capitolo sulla famiglia, che è ben articolato e ricco, parta dalla famosa frase del Papa: “La famiglia per la Chiesa non è, prima di tutto, motivo di preoccupazione, ma felice conferma della benedizione di Dio al capolavoro della creazione". Per cui la stima e la gratitudine, rispetto alla famiglia, devono prevalere sul lamento, nonostante gli ostacoli. Secondo me questo è uno stile nuovo, che dice: prima di lamentarsi delle cose che non vanno, riaffermiamo la bellezza della famiglia, direi la bellezza antropologica della famiglia, che è proprio nel tema di Firenze, il ritorno all’umano, in questa società che spesso si allontana dall’umano, che ha come base la famiglia.

D. – Questo accento il porporato lo mette anche sui mali italiani. Senza lasciarsi andare a lunghi elenchi, Bagnasco pone l’attenzione sul popolo degli onesti che porta avanti la propria esistenza con dignità…

R. – Il tema vero di questa prolusione è uno stile “bergogliano”, che affronta i temi evidenziando come la Chiesa, riprendendo le parole del Papa stesso, più che essere esperta di cose religiose è, soprattutto in questo momento, esperta di umanità.

D. – Il cardinale Bagnasco ha parlato anche della mattanza dei cristiani, “programmata, feroce”, frutto di una strategia volta a sradicare la loro presenza…

R. – Questo è un fenomeno, tra l’altro pesantissimo, che speriamo possa essere scongiurato anche da una comunità internazionale, che sembra stia riprendendo in mano la capacità di evitare squilibri e conflitti troppo violenti. Purtroppo, in molte aree del globo i cristiani sono le prime vittime della violenza fanatica.

D. – Sull’immigrazione c’è anche la difesa del ruolo dell’Italia per quanto fatto, ma anche il richiamo all’Europa per una maggiore concertazione. Parole necessarie, soprattutto in questo ultimo periodo…

R. – Direi parole equilibrate, che da un lato mettono giustamente, com’è doveroso, l’accento sul tema dell’accoglienza, ma al tempo stesso pongono l’accento sul tema della solidarietà europea, per questo fenomeno che – e se ne sono accorti i greci, gli austriaci, i tedeschi – ormai non è soltanto un fenomeno delle spiagge di Lampedusa, ma un fenomeno europeo, che necessita di una risposta globale.

D. – Altro punto molto importante riguarda il pensiero unico che colonizza l’Europa sulla famiglia, ma in particolare anche l’ideologia gender…

R. – Noi spesso dimentichiamo che la colonizzazione ideologica comincia con una colonizzazione del verbo, del vocabolario, delle parole, dove alcune cose inaccettabili diventano plausibili, poi accettabili, poi ragionevoli e poi legalizzate. Mi sembra una efficacissima dimostrazione che dobbiamo essere molto capaci di rispondere con una capacità di dialogo e di novità. Quindi è necessario ricominciare, come ha fatto giustamente la Cei, dall’educazione al maschile e al femminile; capire le ragioni del post moderno: il gender nasce nella cultura post moderna e nasce con motivazioni plausibili, quelle del rispetto della dignità delle persone - della donna, della omosessualità e così via - poi diventa una forma di cancellazione di quella tipicità umana, che è la differenza sessuale. Noi abbiamo una sfida. Io penso che questa sfida sia analoga alla sfida che i cattolici hanno affrontato alla fine dell’Ottocento con il marxismo. La sfida del marxismo non l’abbiamo vinta dicendo che i comunisti mangiano i bambini, ma dimostrando che la solidarietà, l’aiuto ai poveri e così via è tipico anche della Chiesa. La “Rerum Novarum” è stata questo. Allora ci si attende dalla Chiesa una riscoperta del ruolo della donna, del genio femminile, e di essere capace di dire la bellezza della famiglia, la bellezza del maschile e del femminile, soprattutto ai nostri figli, con quello stile educativo di cui parla Guardini, citato da Bagnasco: è importante, certo, quello che si dice, ma è importante quello che si è e quello che si fa.  

 

 








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