2015-10-02 14:12:00

Confronto internazionale sui raid russi in Siria


Confronto aperto nella comunità internazionale sull’evoluzione della crisi siriana. Dopo l’avvio dei raid aerei russi in Siria, oggi a Parigi vertice fra il presidente francese, Hollande, quello russo, Putin, e la cancelliera tedesca, Merkel. Intanto, dopo un incontro in videoconferenza tra i vertici militari, gli Stati Uniti esortano Mosca a colpire solo le basi del sedicente Stato islamico e non quelle degli oppositori al regime del presidente siriano Assad. Su questa situazione, Antonella Palermo ha intervistato Alberto Negri, esperto di Medio Oriente del Sole 24 Ore:

R. – La situazione in cui ci troviamo oggi in Siria è il frutto di una lunga vicenda, che comincia, se dobbiamo dare una data, con l’invasione americana dell’Iraq nel 2003. Poi, c’è stata la rivolta contro Bashar Al Assad e questa è stata l’occasione per tutti gli Stati della regione di esercitare il loro potere di influenza. Adesso, con l’intervento russo, si crea una situazione ancora più complicata: è un’illusione che l’intervento di Putin possa in qualche modo togliere le "castagne dal fuoco" all’Occidente. Aumenterà ancora di più la violenza, il reclutamento di jihadisti, e ci troveremo di fronte a una situazione ancora più complicata da risolvere.

D. – Qual è l'obiettivo della videoconferenza che c’è stata tra Pentagono e Russia?

R. – L’obiettivo, tanto per cominciare, è quello di non spararsi addosso vicendevolmente. E si sta cercando di capire fino a che punto, e in che modo, questa nuova situazione militare possa aprire anche degli sbocchi diplomatici. È molto complesso, perché bisognerà mettere intorno al tavolo gli Stati Uniti, la Russia, le potenze regionali e forse anche qualche attore non statuale, perché – parliamoci chiaro – il Califfato controlla un terzo della Siria e un terzo dell’Iraq. Con questa situazione bisognerà in qualche modo fare i conti, perché il Califfato ha anche consensi e, soprattutto, c’è la voglia di rivincita delle popolazioni sunnite sia in Siria che in Iraq.








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