2015-10-02 15:41:00

Di quale Siria si parla


"La Siria ormai non esiste più. Lo spazio aereo siriano sembra il traffico di una città convulsa. Si può dire che la Siria è stata un po’ la Prussia del mondo arabo, finita perché invece che essere uno Stato che possedeva un esercito è diventata il contrario". Riccardo Cristiano, Vaticanista Rai, esperto di Medio Oriente, fondatore dell’Associazione Amici di Padre Paolo Dall’Oglio commenta il complesso scenario siriano che "ci parla del tracollo, della bancarotta politica del mondo arabo. Panarabismi e panislamismi hanno lasciato agli arabi una società politicamente distrutta - afferma - e su queste macerie sarà difficile riedificare". Alberto Negri, editorialista de Il Sole 24 Ore lamenta che "il naso in Siria ce l’hanno messo in tanti e male". E sull’intervento russo esprime quanto sia "illusorio che questo serva a togliere le castagne dal fuoco all’Occidente. Aumenterà ancora la violenza e il reclutamento dei jihadisti. Ora si sta cercando di capire fino a che punto e in che modo questa nuova situazione militare possa aprire degli sbocchi anche diplomatici, ma è molto complesso e bisognerà rendersi conto di dover mettere attorno al tavolo anche qualche attore non statuale. Del resto - ricorda - il califfato conta un terzo della Siria e un terzo dell’Iraq. Bisogna prendere atto che ha riempito un vuoto". 

Ma come si vive ogni giorno in Siria? Una giovane archeologa siriana, impegnata nel sostegno della società civile, racconta: "Oogni dieci minuti passa un aereo militare. E' una guerra internazionale sulla terra siriana. Il mosaico culturale che ha sempre contraddistinto questo Paese ora mostra il suo lato peggiore. Siamo stati messi l’un contro l’altro. La società civile esiste anche se è sempre più limitata. Si cerca di resistere, di fare la propria piccola parte. Ogni città soffre in modo diverso questa guerra. Il punto fermo è che soffre. Non si può avere il certificato di laurea se non si fa il servizio militare. E allora i giovani se ne vanno. La mia città si è svuotata di chi ha tra i 18 e i 40 anni. Sono rimasti i vecchi. In ogni città ci sono i prìncipi della guerra: approfittano dei prezzi da un giorno all’altro, fanno entrare certi prodotti e non altri. Se si viene a conoscenza che una donna ha un fratello all’estero ricco, la si rapisce chiedendo soldi come riscatto. Molto spesso accade questo". 

Come vi si può aiutare? "Ci potete aiutare desiderando la pace, al di là dei proclami. Desiderare la pace significa non dare un soldo politico alle parti del conflitto. Aiutarci a trovare un lavoro. Oggi per coltivare il tuo terreno devi pagare l’Is perché loro hanno il controllo sul petrolio. La gente invece vuole lavorare, liberamente".








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