2015-10-03 13:38:00

Afghanistan: aerei Usa bombardano per errore ospedale Msf


Ventidue morti e trenta persone disperse: è questo finora il bilancio, purtroppo ancora provvisorio, del bombardamento, avvenuto ieri intorno alle 2 di notte, operato da aerei statunitensi ai danni dell’ospedale di Medici Senza Frontiere (Msf) nella città afghana di Kunduz. Al momento del raid nella clinica c’erano circa un centinaio di pazienti e ottanta membri dello staff. Da lunedì sono in atto interventi da parte dei caccia della Nato, le cui forze stanno combattendo al fianco del governo afghano per riprendere il controllo di Kunduz, conquistata pochi giorni fa dai talebani. L’aviazione statunitense ha diffuso un comunicato in cui ha detto di avere compiuto dei bombardamenti vicino ad un ospedale della città e ha parlato di "danni collaterali". Gabriele Eminente, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia, al microfono di Francesca Di Folco, ha riferito la difficile situazione che stanno affrontando i  cooperanti:

R. – Noi siamo ovviamente sotto shock e stiamo cercando di capire bene che cosa sia successo e di capire l’entità del gravissimo attacco che abbiamo subito. Al momento queste sono le cifre che possiamo confermare: purtroppo ventidue persone che fanno parte del nostro staff e - sommati a questi - 30 dispersi. Evidentemente è un numero molto alto. Il nostro ospedale di Kunduz, che è un ospedale di chirurgia ortopedica di qualità, era l’unico punto che poteva ancora erogare cure mediche nell’area, perché negli ultimi giorni l’altro ospedale nella città era stato di fatto chiuso. L’ospedale di Kunduz ha subito danni gravissimi e le sale operatorie non sono agibili al momento. Stiamo continuando a curare come possiamo i pazienti che sono rimasti, ma è comunque un fatto di una gravità enorme.

D. – Ci può dire più in dettaglio i danni alla struttura ospedaliera?

R. – Come accennavo prima, le sale operatorie della struttura sono inagibili e l’ospedale è parzialmente distrutto. Ospitava in quel momento un numero di pazienti anche superiore al normale, nel senso che avevamo portato nei giorni scorsi la capacità dei letti da 95 a circa 140, proprio in funzione di quello che stava succedendo nella zona. Purtroppo, in questo momento, non saremo certamente in grado di continuare a curare le persone che avevamo ospitato nell’ultimo periodo e solo, penso, nelle prossime ore saremo in grado di fare una valutazione più precisa. E’ però una struttura dove sicuramente la gran parte delle attrezzature mediche e chirurgiche è stata resa inagibile. Non potremo, quindi, continuare a lavorare almeno nei prossimi giorni, così come abbiamo fatto negli ultimi anni.

D. – L’aviazione statunitense ha diffuso un comunicato in cui ha ammesso di aver compiuto bombardamenti vicino ad un ospedale e di avere provocato danni collaterali…

R. – L’abbiamo letto ed è una cosa che ci lascia sconcertati. E’ anche questo che dovremo cercare di capire nelle prossime ore. Va sempre ricordato che attaccare una struttura sanitaria, un ospedale, è una gravissima violazione del diritto umanitario internazionale. Purtroppo non è una cosa nuova per noi: abbiamo subito attacchi nella Repubblica Centrafricana; ne abbiamo subiti in Ucraina; ne abbiamo subiti in Sud Sudan. Ma l’entità di questo attacco, e la gravità dei danni che ha causato, è veramente scioccante.

D. – I combattimenti sono iniziati da lunedì, quando i talebani hanno conquistato una parte di Kunduz. Giovedì l’esercito afghano ha lanciato una controffensiva con l’appoggio di aerei Usa. Ieri ancora scontri in aeroporto e in diversi quartieri. Una situazione sempre esplosiva…

R. – E’ per questa ragione che abbiamo dovuto portare il numero dei letti del nostro ospedale da 95 a 140 circa, quasi 150. Nei giorni scorsi questo ospedale ha accolto più di 150 persone e tra questi pazienti c’erano circa una cinquantina di bambini. Il numero di coloro che avevano subito ferite, traumi, anche a causa della recrudescenza degli scontri, è cresciuto molto rapidamente. E’ ancora più grave, quindi, che l’unico punto che poteva garantire questo tipo di cure sia stato preso di mira, bombardato e reso praticamente non più operativo.  








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