2015-10-03 11:52:00

Beatificazione di 18 trappisti uccisi durante guerra civile spagnola


“Un esempio di perseveranza nella fedeltà alla Chiesa”. Così il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha definito le figure di 16 monaci trappisti dell’abbazia di Viaceli e di due monache di Algemesì, in Spagna, uccisi durante la guerra civile del 1936. Stamani il porporato ha presieduto la Messa di Beatificazione nella cattedrale di Santander. Benedetta Capelli:

Un monastero preso di mira perché considerato un covo di reazionari e di nemici della rivoluzione che in realtà custodiva servitori fedeli del Vangelo, innamorati di Dio. E’ così che nell’estate del 1936, in piena guerra civile spagnola, si consumò il martirio di padre Pío Heredia Zubía e dei suoi 15 compagni del monastero cistercense della stretta osservanza (trappista) di Viaceli di Còbreces e di due monache appartenenti al monastero di Fons Salutis di Algemesí. Uccisioni precedute dalla soppressione del culto cattolico e dalla distruzione di molti oggetti sacri. I monaci vennero rapiti e trasferiti a Santander nel collegio dei salesiani, sottoposti ad umiliazioni e torture vennero uccisi in circostanze diverse: alcuni fucilati, altri annegati con le mani legate e la bocca cucita. Il cardinale Angelo Amato:

“Erano religiosi lontani da ideologie partitiche, desiderosi solo di servire il Vangelo e di edificare il popolo di Dio con la preghiera, il lavoro e il raccoglimento. Erano miti e inermi”.

Punto di riferimento dei monaci era padre Pío Heredia Zubía considerato un formatore di novizi preparato e attento. Particolare il suo legame con Maria, spesso lo si vedeva intento a dialogare con la Vergine in chiesa. Il volto sorridente e pieno di bontà induceva ad anelare alla sua santità. Il più piccolo tra i nuovi Beati si chiamava fra Ezequiel Álvaro de la Fuente, aveva appena 19 anni; di poco più grande fra Eulogio Álvarez López. Tra gli altri padre Amadeo García Rodríguez, padre Valeriano Rodríguez García, padre Juan Bautista Ferris Llopis, padre Eugenio García Pampliega, padre Vicente Pastor Garrido, fra Álvaro González López, fra Marcelino Martín Rubio, fra Antonio Delgado González, fra Eustaquio García Chicote, fra Ángel de la Vega González, fra Ezequiel Álvaro de la Fuente, fra Bienvenido Mata Ubiern e fra Leandro Gómez Gil.

Nel gruppo di questi martiri sono state inserite anche due monache cistercensi: María Micaela Baldoví Trull e María Natividad Medes Ferris, originarie di Algemesí, nei pressi di Valencia, appartenenti al monastero di Fons Salutis di Algemesí. Anche la loro fu una morte terribile: furono uccise per strada e decapitate, dei corpi delle due religiose venne fatto scempio. Il cardinale Amato:

“I Beati Martiri di Viacoeli e di Fons Salutis invitano oggi i loro Confratelli e Consorelle a perseverare nella fedeltà alla loro vocazione, fatta di preghiera, di lode al Signore, di sostegno della Chiesa con il loro sacrificio quotidiano. È questo un vero martirio bianco testimoniato ogni giorno per l'edificazione della Chiesa e per la redenzione del mondo. È l'incenso benedetto che si innalza verso il cielo”.

Una testimonianza di vita che ancora oggi rappresenta un esempio vivo nell’accoglienza di chi ha più bisogno:

“Il ricordo della bontà e della generosità dei Martiri verso i bisognosi deve continuare a rivivere con la stessa magnanimità e gentilezza. Sappiamo, ad esempio, che ancora oggi la comunità, che vive del suo proprio lavoro, dà occupazione a non pochi abitanti di Cóbreces, con i quali da sempre si è stabilita una relazione giusta e amichevole. Sappiamo anche che i poveri, come da tradizione, trovano sempre ospitalità ed elemosina nei loro monasteri”.








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