Dopo l’intervento del Papa, i lavori sinodali in Aula sono proseguiti con la Relazione introduttiva del card. Peter Erdö, relatore generale dell’Assise. Suddiviso in tre punti – le sfide, la vocazione e la missione della famiglia – il documento indica un accompagnamento misericordioso per chi vive situazioni familiari difficili, ma nella verità. Centrale anche l’appello a sostenere le famiglie povere ed difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Il servizio di Isabella Piro:
Ingiustizie sociali, migrazioni, povertà, violenze
sfidano la famiglia
Sì, le sfide sulla famiglia sono tante ed il card.
Erdö le ricorda con attenzione: migrazioni, ingiustizie sociali, salari bassi di cui
sono responsabili “alcune imprese commerciali”, mobilità lavorativa, denatalità, violenza
contro le donne, spesso costrette ad aborti, sterilizzazioni forzate, affitto di utero
e gameti per soddisfare il desiderio di un figlio ad ogni costo. Le istituzioni sono
fragili, continua la Relazione, e gli uomini hanno paura degli impegni definitivi,
concentrati come sono solo sul presente in cui i desideri personali sembrano diventare
“veri e propri diritti”.
Individualismo confonde i confini di matrimonio e famiglia
Il crescente individualismo, inoltre, porta a confondere
i confini di istituti fondamentali come il matrimonio e la famiglia, mentre la società
dei consumi separa sessualità e procreazione, rendendo la vita umana e la genitorialità
“realtà componibili e scomponibili”.
Indissolubilità del matrimonio non è giogo, ma dono
Ma questa foto in bianco e nero della società ha anche,
fortunatamente, dei punti-luce e la Relazione introduttiva li ricorda: sono il matrimonio
e la famiglia che non lasciano gli individui isolati, bensì trasmettono valori ed
“offrono una possibilità di sviluppo alla persona umana” insostituibile. Ed è proprio
dal matrimonio indissolubile che deriva la vocazione familiare – spiega la seconda
parte della Relazione – da quell’indissolubilità che “non è un giogo, ma un dono”.
Il matrimonio e la famiglia, infatti, esprimono in modo speciale che “l’essere umano
è creato ad immagine e somiglianza di Dio”, che la differenza tra uomo e donna è “per
la comunione e la generazione”.
Famiglia è principio di vita nella società, in cui si impara il bene comune
Per questo, il card. Erdö ribadisce “l’importanza
della promozione della dignità del matrimonio e della famiglia”, in quanto “comunità
di vita ed amore”. “Chiesa domestica basata sul matrimonio sacramentale tra due cristiani”,
“principio di vita nella società”, la famiglia – sottolinea il documento – è il luogo
in cui si impara l’esperienza del bene comune”.
Necessaria formazione dei sacerdoti per accompagnare famiglie
Ed allora qual è la missione della famiglia oggi?
La terza parte della Relazione lo spiega, entrando nel vivo del dibattito sinodale:
in primo luogo, si ribadisce l’importanza della formazione sia per gli sposi - affinché
il matrimonio non sia solo un fatto esteriore ed emozionale, ma anche spirituale ed
ecclesiale - sia del clero, così che accompagni le famiglie con “una maturazione affettiva
e psicologica”. Senza dimenticare l’esigenza di una “conversione del linguaggio, perché
risulti effettivamente significativo”, soprattutto quando si tratta di aiutare chi
vive “situazioni problematiche e difficili”, nelle quali occorre collegare “misericordia
e giustizia”:
”Ciò costituisce una sfida per i vescovi, per i sacerdoti e per gli altri ministri della Parola e richiede, o può richiedere, nuove forme di catechesi e di testimonianza, in piena fedeltà alla verità rivelataci da Cristo”.
Far valere nella società le reali istanze della famiglia
Altra missione delle famiglie è quella della collaborazione
con le istituzioni pubbliche, soprattutto là dove “il concetto ufficiale di famiglia
non coincide con quello cristiano o con il suo senso naturale”, così da “far valere
le reali istanze della famiglia nella società”. Il card. Erdö quindi sottolinea:
“I cristiani devono cercare di creare strutture economiche di sostegno per aiutare quelle famiglie che sono particolarmente colpite dalla povertà, dalla disoccupazione, dalla precarietà lavorativa, dalla mancanza di assistenza socio-sanitaria o sono vittime dell’usura. Tutta la comunità ecclesiale deve cercare di assistere le famiglie vittime di guerre e persecuzioni”.
Famiglie ferite: misericordia e accoglienza, ma nella verità
Poi, c’è la missione “delicata ed esigente” della
Chiesa nei confronti dell’integrazione ecclesiale delle famiglie ferite. L’approccio
– dice la Relazione - deve essere quello della misericordia e dell’accoglienza, accompagnate
però dalla presentazione chiara della verità sul matrimonio. “La misericordia più
grande è dire la verità con amore – afferma infatti il card. Erdö – Andiamo al di
là della compassione”, perché “l’amore misericordioso attrae ed unisce, trasforma
ed eleva, invita alla conversione”.
Misericordia richiede conversione del peccatore
La Relazione si sofferma, quindi, sui casi specifici:
per i conviventi, suggerisce “una sana pedagogia” che guidi i loro cuori “alla pienezza
del piano di Dio”; per i divorziati non risposati si incoraggia la creazione di centri
di ascolto diocesani per aiutare i coniugi nei momenti di crisi, sostenendo i figli
“vittime di queste situazioni” e senza tralasciare “il cammino del perdono e della
riconciliazione, se possibile”. Per i divorziati risposati, invece, si richiede “un’approfondita
riflessione”, tenendo conto di un principio importante:
“È doveroso un accompagnamento pastorale misericordioso il quale però non lascia dubbi circa la verità dell’indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso. La misericordia di Dio offre al peccatore il perdono, ma richiede la conversione”.
La via penitenziale e la legge di gradualità
La Relazione introduttiva si sofferma anche sulla
così detta “via penitenziale”, specificando che essa può riferirsi a quei divorziati
risposati che praticano la continenza e che quindi “potranno accedere anche ai sacramenti
della Penitenza e dell’Eucaristia, evitando però di provocare scandalo”. Oppure, essa
può intendersi secondo la pratica tradizionale della Chiesa latina che permetteva
ai sacerdoti di ascoltare la confessione dei divorziati risposati, dando l’assoluzione
solo a chi, di fatto, si proponeva di cambiare vita. Riguardo poi alla “legge di gradualità”
per l’accostamento ai Sacramenti, si specifica: “Anche se alcune forme di convivenza
portano in sé certi aspetti positivi, questo non implica che possono essere presentati
come beni”. Tuttavia, poiché “la verità oggettiva del bene morale e la responsabilità
soggettiva del singolo” sono distinte, allora “a livello soggettivo può avere luogo
la legge della gradualità e quindi l’educazione della coscienza”.
Attenzione pastorale verso le persone con tendenze omosessuali
Un ulteriore paragrafo viene dedicato alla pastorale
verso le persone omosessuali: esse vanno accolte “con rispetto e delicatezza”, evitando
ogni marchio di ingiusta discriminazione, spiega la Relazione, ricordando però che
“non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote,
tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.
Inoltre, il card. Erdö aggiunge che non è accettabile che i Pastori della Chiesa subiscano pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso.
Vita inviolabile da concepimento a morte naturale. No ad aborto ed eutanasia
Gli ultimi paragrafi della Relazione affrontano il
tema della vita, della quale si riafferma il carattere inviolabile dal concepimento
fino alla morte naturale. No, quindi, ad aborto, accanimento terapeutico, eutanasia
e sì all’apertura alla vita come “un’esigenza intrinseca dell’amore coniugale”. Il
card. Erdö ricorda anche la grande opera della Chiesa nel sostenere le gestanti, i
bambini abbandonati, chi ha abortito, le famiglie impossibilitate nel curare i loro
cari ammalati. La Chiesa fa sentire la sua presenza, supplendo alle mancanze dello
Stato ed offrendo un sostegno umano e spirituale all’opera assistenziale, dice il
Relatore generale, e questi sono “valori che non è possibile quantificare con i soldi”.
Incoraggiare l’adozione di bambini, una forma di apostolato familiare
Raccomandando, inoltre, di “promuovere la cultura
della vita di fronte alla sempre più diffusa cultura di morte”, la Relazione suggerisce
anche “un adeguato insegnamento circa i metodi naturali per la procreazione responsabile”,
riscoprendo il messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Centrale anche
l’incoraggiamento all’adozione di bambini, “forma specifica di apostolato familiare”.
Chiesa sia sempre più testimone della misericordia di Dio
Infine, in ambito educativo, si ricorda che “i genitori
sono e rimangono i primi responsabili per l’educazione umana e religiosa dei loro
figli” e che spetta alla Chiesa incoraggiarli e sostenerli “nella partecipazione vigile
e responsabile” ai programmi scolastici ed educativi dei figli. La Relazione si conclude,
quindi, esortando la Chiesa a “convertirsi e a diventare più viva, più personale,
più comunitaria”, testimone della “più grande misericordia” di Dio.
Card. Vingt-Trois: Sinodo non è prova di forza, ma cammino di comunione
Oltre al card. Erdö, la prima Congregazione generale
del Sinodo dei vescovi ha visto l’intervento del presidente delegato, l’arcivescovo
di Parigi, card. André Vingt-Trois, il quale ha sottolineato che il Sinodo non è una
prova di forza, di cui i media sono gli arbitri, ma un cammino di comunione, verso
ciò che a Dio più piace. Nessun dubbio, quindi, sulla dottrina dell’indissolubilità
del matrimonio, ma attenzione a comprendere come realizzare meglio percorsi di misericordia
per invitare i fedeli alla conversione e giungere al perdono.
Card. Baldisseri: Sinodo guardi a famiglia con tenerezza e compassione
Quindi, il segretario generale dell’Assise, card.
Lorenzo Baldisseri, ha ripercorso, in senso cronologico, il cammino preparatorio di
questo 14.mo Sinodo ordinario, sottolineando che la famiglia è un tema “importante
e trasversale” che riguarda non solo i cattolici, ma tutti i cristiani e l’umanità
intera. Invitando, poi, l’Assemblea a lavorare costantemente “nell’unità e per l’unità”,
il porporato ha salutato i tanti coniugi presenti al Sinodo in qualità di Uditori
o Esperti: tra loro – ha ricordato - c’è una significativa presenza femminile da
cui si attende “uno speciale contributo affinché il Sinodo possa guardare alla famiglia
con lo sguardo tenero, attento e compassionevole delle donne”. Infine, da ricordare
la meditazione iniziale della Congregazione, affidata al card. Oscar Rodriguez Maradiaga,
presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras, il quale ha auspicato che il
Sinodo sia uno spazio di dialogo e non di difesa ad oltranza delle idee. Di qui, l’esortazione
a camminare in pace, la pace di Cristo, affinché il Signore dia speranza e gioia a
tutte le famiglie.
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