2015-10-07 13:24:00

Sinodo. Coniugi Matassoni: collaborazione più forte tra famiglie e sacerdoti


Dal Sinodo si leva l’invito ad un rinnovato impegno dei laici nella Chiesa a cominciare da una sempre più proficua collaborazione tra famiglie. La famiglia è soggetto attivo, non solo oggetto della pastorale: fondamentale un lavoro congiunto tra laici e consacrati. Portano la loro testimonianza in aula due sposi: Marialucia e Marco Matassoni, genitori di quattro figli e membri della Commissione per la pastorale famigliare nell'Arcidiocesi di Trento. L’intervista è del nostro inviato al Sinodo Paolo Ondarza:

R. – Credo che uno degli aspetti su cui lavorare sia proprio quello di sensibilizzare, responsabilizzare sempre di più le famiglie, far prendere loro coscienza che sono un soggetto importante e che hanno una ricchezza e una bellezza che vive concretamente delle difficoltà e delle fragilità. E quindi dare fiducia a queste famiglie, perché credo che molte si sentano in qualche modo spaventate ad entrare a far parte di comunità accoglienti e vivano un po’ ai margini. Invece dovremmo rilanciare questa idea di Chiesa come famiglia di famiglie, in cui tutti possono collaborare, ciascuno con le proprie specificità e fragilità, perché non c’è nessuno che non abbia problemi, ma insieme si possono risolvere. Nella nostra esperienza credo che uno dei doni che abbiamo avuto è stato proprio quello di essere circondati da amici, da famiglie che ci hanno sempre supportato, dato una mano, aiutato. E credo che sia la nostra forza: nessuno da solo ce la può fare… Siamo in un mondo affettivamente un po’ complicato e mai come adesso è importante creare questi legami. E l’altro aspetto è quello – veramente – di costruire una collaborazione forte con i sacerdoti. Credo che le famiglie abbiano tanto da dire e debbano lavorare con i sacerdoti.

D. - Quindi coinvolgimento delle famiglie nell’attività pastorale e anche arricchimento reciproco, potremmo dire, tra vita religiosa - vita consacrata - e vita delle famiglie… Vivete questo nella vostra realtà?

R. – Sì, direi che lo abbiamo cominciato a vivere concretamente. Forse noi siamo stati anche privilegiati perché abbiamo frequentato il Master all’Università Lateranense in Scienze del Matrimonio e della Famiglia; sono stati tre anni, da questo punto di vista, che ci hanno veramente fatto intravedere come ciò sia possibile. E adesso questa piccola esperienza che abbiamo fatto, noi e i nostri figli, di vita fraterna tra presbiteri e sposi – che poi si traduce in una collaborazione attiva – stiamo cercando di trasmetterla come stimolo anche ai nostri sacerdoti.

D. – Quanto è importante per una famiglia, magari in crisi, trovare in parrocchia una famiglia pronta ad ascoltarla e ad accompagnarla?

R. – Questo oggi è fondamentale perché, sotto sotto, noi pensiamo che uno dei problemi più grossi sia proprio la lassità delle relazioni. Queste relazioni fragili che si costruiscono sulla sabbia e che invece avrebbero bisogno di essere accompagnate, non soltanto quando due giovani si innamorano e fanno o no il passo verso il matrimonio; ma sempre con un riferimento e una luce che principalmente dovrebbe essere un’altra famiglia.

D. – Per i vostri figli – quattro – è una ricchezza questo vostro impegno ecclesiale?

R. - Sì, io direi che è una ricchezza reciproca. Non chiediamo loro che condividano tutte le nostre frequentazioni e attività, però devo dire che questo li fa maturare molto. L’altra cosa che – credo – sia importante sottolineare è che è vero anche il contrario: tante volte siamo noi che impariamo dai nostri figli. Come genitori, abbiamo lo stimolo a capire bene cosa significa educare: essere padri e madri. E questo è senz’altro uno degli stimoli che ha guidato anche noi nel provare ad approfondire, a metterci a disposizione e all’opera. E l’altra cosa è che i nostri figli sono moto più aperti di noi: senza grossi studi hanno una sensibilità immediata nell’aprirsi e nell’essere inclusivi. Quindi, tutto sommato, credo che dovremmo anche riscoprire questo aspetto della crescita reciproca, ciascuno con la maturità che ha.








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