2015-10-07 13:04:00

Siria: la Russia aderisce ai colloqui operativi con gli Usa


Proseguono le operazioni militari russe in Siria. Anche stamani si segnalano raid aerei ad Hama e nella vicina provincia di Idlib, nell'ovest del Paese. Di fronte alle perplessità degli Usa e della Turchia sull’effettività degli interventi contro le basi del sedicente Stato Islamico, Mosca comunica che ieri, su 20 azioni, sono stati colpiti 12 obiettivi del Califfato. Ed è di oggi l’adesione della Russia alla proposta di Washington per effettuare colloqui bilaterali finalizzati al coordinamento delle operazioni militari in Siria. Sulle conseguenze di questi contatti, Giancarlo La Vella ha parlato con Luciano Bozzo, docente di Relazioni internazionali all’Università di Firenze:

R. – Gli accordi in vista sono di natura operativa, per evitare che occorrano incidenti che potrebbero poi determinare delle ricadute assolutamente negative, visto che i cieli della Siria cominciano a essere un po’ affollati. D’altra parte, un accordo operativo con gli Stati Uniti era necessario da questo punto di vista, così come è necessario un’intesa con la Turchia, al fine di evitare quello che è successo nei giorni scorsi, cioè sconfinamenti nello spazio aereo turco. In precedenza, la Russia aveva stabilito contatti, sempre con lo stesso fine, anche con Israele. Diverso è il discorso per quello che riguarda eventuali accordi politici. Dubito che gli obiettivi russi in questo momento siano conciliabili con quelli degli Stati Uniti. Per Obama, Assad rimane il problema e chi è stato parte del problema non può essere parte della soluzione. Putin, invece, ritiene che Assad sia l’unica garanzia per ristabilizzare la situazione sul campo in Siria.

D. – In ogni caso, quale ruolo potrebbe avere il presidente Assad in una Siria del futuro?

R. – Si potrebbe, e forse si dovrebbe, giungere a una soluzione per la quale Assad venga escluso in maniera “morbida” dal vertice politico in Siria e sostituito con qualche altro leader che possa essere ovviamente gradito alla fazione di Assad, agli alawiti. Questo consentirebbe di mantenere in sostanza lo status quo, senza però avere l’ingombrante presenza di colui al quale vengono attribuiti anche numerosi crimini di guerra.

D. – Il Califfato rimane il nemico comune, sia pure combattuto con interessi diversi…

R. – Lo Stato islamico può essere per molti aspetti il nemico comune, perché tanto gli Stati Uniti quanto la Russia hanno ragioni sostanziali per temere un movimento fondamentalista islamico terrorista come l’Is. D’altro canto, però, ci sono sensibilità diverse e ci sono alleanze diverse sul campo, obiettivi politici diversi delle due grandi potenze, che in questo momento operano in Siria.








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