2015-10-09 14:06:00

Cinema. "Dheepan", dallo Sri Lanka in Francia per una nuova vita


Arriva in Italia - sarà distribuito nelle sale italiane, a partire dal 22 ottobre - “Dheepan – Una nuova vita”, il film col quale il regista francese Jacques Audiard ha vinto quest’anno la Palma d’Oro al Festival di Cannes. L’immigrazione, la società, la famiglia e l’amore sono al centro di un’intensa storia che coinvolge tutti i bravissimi protagonisti. Il servizio di Luca Pellegrini:

In fuga dalla guerra civile che irrora la terra dello Sri Lanka di sangue, Dheepan, un guerrigliero Tamil, fugge come marito e padre di una famiglia fittizia – assieme a una donna e una bambina, che non si conoscono – in Francia, precipitando nella “banlieu” di una città. Senza amore, senza legami, senza educazione se non quella della violenza e della sopravvivenza, Dheepan va alla caccia di un futuro.

Scava una volta ancora dentro personaggi ai bordi e una società martoriata e fragile, Jacques Audiard, che con questo film ha vinto una meritatissima Palma d’Oro al Festival di Cannes, la primavera scorsa. La nuova realtà in cui questi rifugiati, per tutti anonimi, s’immergono – privi di casa, lavoro, amici – è una nuova guerra tra bande di giovani violenti che proprio la violenza riaccenderanno in Dheepan. Eppure, il bravissimo regista francese ci tiene a sottolineare le vere ragioni che lo hanno convinto a girare questa storia:

R. – Ça peut paraitre singulier, mais ce film…
Può sembrare strano, ma ho capito che avrei fatto questo film nel momento in cui mi sono reso conto che si trattava di una storia d’amore, che si sarebbe passati dalla guerra, dall’odio ad altro, e che avrei assistito a questa evoluzione. Non volevo che fosse un film che finiva male.

Chi è in realtà il protagonista del suo film? Uno dei tanti immigrati che percorrono le nostre strade?

R. – C’est quelqu’un qui pense que le sentiment…
E’ uno che crede che il sentimento amoroso sia sparito da lui, che non ne sia più capace. E invece, siccome è innamorato di questa donna e lei è in pericolo, lui va a cercarla, è un cavaliere… Quello che mi interessa è che l’immigrato è colui che ha conosciuto degli inferni, che ha conosciuto cose che nessuno conoscerà mai – io spero almeno che non le conosceremo mai. Lui le ha conosciute, queste violenze. E cosa ne fa lui di questa violenza? Dove rimane, in lui? I soldati che tornano dall’Iraq hanno a disposizione stuoli di psichiatri che si occupano di loro e di quello che hanno subito e vissuto. Il razzismo inizia – o termina – nel momento in cui si nega l’inconscio dell’altro, il suo dolore. L’immigrato non ha nome, non ha volto e non ha inconscio: non esiste. Quindi, il problema dell’immigrato, per noi dov’è?

L’ultima scena è di estrema dolcezza: Dheepan viene accarezzato sulla testa da Yalini, la donna con la quale aveva convissuto il dolore in terra francese e con la quale si ritrova, nuovamente fuggitivo, in un altro Paese, per ricostruirsi una vita. E’ l’Occidente che lo ha trasformato?

R. – Ah non: par sa femme, par l’amour…
Ah, no: è per la sua donna, per l’amore. Lui alla fine riesce davvero ad assecondare il desiderio di questa donna di cui si è innamorato, mentre fino ad allora aveva sempre imposto la sua legge agli altri. E’ una sequenza fantastica quella finale, è fantastica l’Inghilterra, tanto che la scena è stata girata in India, come il sole, nelle montagne del centro dell’India. Volevo l’immagine di fantasia di questo sole, di questo calore.








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