2015-10-09 14:52:00

Libia, formato governo di unità nazionale. Onu soddisfatta


Varato  in Libia il governo di unità nazionale. La svolta, annunciata dal rappresentante speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, potrebbe chiudere definitivamente la fase del dopo-Gheddafi, caratterizzata da quattro anni di scontro tra fazioni interne. Da questa situazione, sono scaturiti due esecutivi: quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di matrice islamica a Tripoli. Soddisfazione per l’importante obiettivo raggiunto è stata espressa dall’Onu. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Arturo Varvelli, esperto di Libia dell’Istituto di Politica internazionale:

R. – E’ un primo passo, ma le prossime ore saranno decisive per capire sia come le parti politiche nelle loro interezze accoglieranno questa possibilità, sia soprattutto come l’accoglieranno invece le milizie di varie parti. Il fatto che Bernardino Leon abbia dichiarato i nomi apertamente sembra anche una sorta di fuga in avanti della diplomazia internazionale nei confronti delle fazioni libiche. In qualche maniera, cioè, vi è il tentativo da parte della comunità internazionale, dei Paesi occidentali, dei Paesi europei, di forzare la mano ai libici e di metterli davanti alla prova dei fatti, forse non avendo avuto un consenso ampio e generale, che sarebbe invece necessario per la formazione reale di un vero governo e la dissoluzione dei due parlamenti in uno unico.

D. – L’esecutivo rappresenta tutte le fazioni libiche o c’è il rischio che qualcuna di queste escluse possa comunque dar vita di nuovo a uno scontro armato?

R. – C’è certamente questo rischio e vi sono almeno due ragioni di pericolo. La prima è costituita da milizie radicali, islamiche, che esercitano una forte pressione sul governo di Tripoli. Queste naturalmente potrebbero sabotare il processo di transizione e potrebbero anche convergere tatticamente con altri gruppi radicali come l’Isis, che forse hanno poco da spartire con esse, ma che troverebbero nel comune denominatore del nuovo tentativo di transizione democratica un nemico comune. Dall’altra parte abbiamo invece il generale Haftar, che comunque presiede le forze militari appartenenti al governo di Tobruk, ma che forse in realtà rispondono solamente ad Haftar, e Haftar potrebbe non accettare questa sistemazione, anche perché la sua testa potrebbe cadere a breve, visto che era una delle condizioni che avevano posto gli elementi politici della Tripolitania.

D. – Guardando in positivo, quali sono i motivi di unione?

R. – I motivi di unione sono nella sistemazione del Paese, in questi mesi. La situazione politica è deteriorata, la situazione della sicurezza altrettanto, la violenza è all’ordine del giorno e, soprattutto, anche le condizioni economiche. Questi tre fattori devono spingere i libici a un accordo, non può essere altrimenti. Tuttavia, questo accordo è stato lungamente disatteso, quindi le preoccupazioni rimangono. Rimane il fatto, soprattutto dal punto di vista economico, che il Paese potrebbe arrivare molto presto ad una crisi fiscale, se i due governi decidessero di non sciogliersi. Quindi, per evitare la crisi fiscale ed una crisi economica, che avrebbe ricadute pesanti sulla popolazione stessa, naturalmente, questo accordo rimane una piccola speranza.








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