2015-10-10 15:16:00

Giornata della salute mentale: garantire dignità ai malati


Ricorre oggi la Giornata mondiale per la Salute mentale, con la quale l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ricorda l'importanza delle cure e dell'integrazione delle persone con disagi psichici. Tema di quest’anno è “Dignità nella salute mentale”. Nel mondo sono oltre 450 milioni le persone che soffrono di un qualche malessere psichico o neurologico, pari a quasi il 12% della popolazione, considerando anche patologie come i disturbi d’ansia o dell’umore. Il disagio mentale è dunque una realtà in crescita? Al microfono di Adriana Masotti, il parere di fra Marco Fabello, direttore del Centro per malattie psichiatriche San Giovanni di Dio di Brescia:

R. – Il problema è in crescita – una crescita abbastanza rapida – soprattutto nella fascia di persone di giovane età, e poi, dall’altra parte, soprattutto per quanto riguarda la malattia dell’ Alzheimer. Queste due realtà messe insieme comportano, per il futuro dell’Italia perlomeno, che ci si debba impegnare seriamente nell’ambito della prevenzione, ma anche in quello dell’assistenza, della cura e della ricerca.

D. – A fronte dei dati che conosciamo – e ci riferiamo adesso all’Italia –  quanto è adeguata la risposta da parte dei servizi del Sistema sanitario e delle istituzioni?

R. – L’Italia, anche in questo caso, è a macchia di leopardo. Ci sono regioni che si prendono cura in modo – io credo sufficiente – dei malati con problematiche psichiatriche. Io vivo in Lombardia e so che qui c’è una presa di coscienza abbastanza forte su questo tema, anche se poi anche in Lombardia le famiglie possono lamentarsi di non essere sufficientemente supportate. Ma in altre regioni italiane siamo in una situazione molto più grave. Però, è chiaro che l’impegno che le regioni stanno mettendo per andare incontro a questi malati non è così forte come dovrebbe essere... Certamente, se ci si mettesse la buona volontà e l’impegno che si pone nella cura dei tumori o delle altre malattie più comuni, anche i malati psichici avrebbero una diversa attenzione: soprattutto le famiglie avrebbero minori paure e minori preoccupazioni. E questo è in linea con un altro discorso: quello della prevenzione appunto. Un tempo, la medicina scolastica aiutava a prendere immediatamente in mano le situazioni, adesso questo non c’è più. Fermo restando che, se l’insegnante e i genitori non avessero paura dello psicologo e dello psichiatra, forse si potrebbe fare ancora una buona prevenzione.

D. – Tema di questa edizione della Giornata mondiale della Salute mentale è “Dignità nella salute mentale”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a superare l’emarginazione, la discriminazione, e a dare a tutti la possibilità di vivere con dignità. E anche questo è un problema: garantire la dignità…

R. – È un grandissimo problema, perché come tutto ciò che rappresenta una qualche diversità, è messo ai margini. E se dovessimo prendere come punto di riferimento il pensiero del Papa, diremmo che siamo in alcune “periferie”. Possiamo ben dire che ancora oggi le malattie mentali – il malato psichico – è un po’ la “periferia” della medicina. Questo perché? Perché intanto alle case farmaceutiche non interessa molto produrre farmaci migliori di quelli che già abbiamo, perché non rendono abbastanza. E, in secondo luogo, perché non c’è presa di coscienza: c’è molta distanza… La malattia mentale fa paura e se fa paura deve stare lontana. Se considerassimo che i malati di mente sono persone come tutte le altre – con i loro limiti certo ma è così – avremmo più rispetto, più attenzione e forse più accoglienza. Quello che manca è proprio l’accoglienza di queste persone.

D. – A proposito del manicomio, il vecchio ospedale psichiatrico, è definitivamente superato in Italia e in maniera positiva, cioè con delle alternative?

R. – Dove vivo io, certamente sì, quindi in buona parte del Nord, certo, anche se non si raggiunge mai la soddisfazione completa. Il manicomio però, che una volta era formato da centinaia di persone, può riproporsi anche nelle piccole realtà se i comportamenti e gli atteggiamenti degli operatori non sono adeguati. Per cui, una comunità di venti malati potrebbe a sua volta diventare un manicomio se le pratiche non cambiano. La formazione del personale e la capacità degli operatori, le motivazioni che devono spingere questi ultimi: sono queste cose che fanno la differenza tra il manicomio di allora e le realtà psichiatriche di oggi.








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