2015-10-11 08:54:00

San Giovanni XXIII. Giovagnoli: grande continuità con Papa Francesco


Ricorre L'11 ottobre la memoria di San Giovanni XXIII, il Pontefice del Concilio Vaticano II, canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile dell’anno scorso assieme a Giovanni Paolo II. Sull’attualità del suo Magistero e in particolare sulla continuità tra il Pontificato di Roncalli e quello di Bergoglio, Alessandro Gisotti ha intervistato lo storico Agostino Giovagnoli, docente all’Università Cattolica di Milano:

R. – Certamente gli anni attuali richiamano da vicino quelli di San Giovanni XXIII. In questi giorni si sta celebrando un Sinodo che qualcuno paragona al Concilio; e in effetti, diciamo, lo stile, inaugurato da San Giovanni XXIII – lo stile della consultazione, della conciliarità, della sinodalità – è certamente un tratto che caratterizza anche il Pontificato di Papa Francesco. Ci sono anche temi che ricorrono; problemi di cui si è iniziato a discutere al tempo del Concilio Vaticano II e che sono oggi più che mai attuali.

D. – Il tema della misericordia è sicuramente qualcosa che richiama immediatamente, anche nell’immagine, a San Giovanni XXIII, popolarmente definito “Papa buono”… questo elemento sicuramente fa capire come nel popolo era percepita questa misericordia, questa pazienza e bontà di Roncalli…

R. – Sì, certamente. Tra l’altro nella Bolla di Indizione del Giubileo della Misericordia viene richiamata espressamente una frase di San Giovanni XXIII, quella famosa del discorso di apertura del Concilio, in cui sottolineava l’importanza della “medicina della misericordia”, proprio nel momento in cui veniva rialzata la fiaccola della verità. Il linguaggio di San Giovanni XXIII è evidentemente diverso da quello di Papa Francesco, però il senso mi pare lo stesso. Nel momento cioè in cui la Chiesa si apre a un nuovo sforzo missionario nei confronti del mondo contemporaneo – San Giovanni XXIII parlava della “nuova Pentecoste”, per riassumere un’immagine appunto che richiama lo sforzo conciliare – è chiaro che prevale il senso ultimo poi di questa riproposizione del messaggio evangelico, e il senso ultimo è proprio la misericordia. Dunque questa misericordia annunciata deve anche corrispondere alle modalità dell’annuncio, contenuto ai modi con cui il contenuto viene trasmesso: insomma l’amore di Dio per gli uomini si deve manifestare nella testimonianza della Chiesa.

D. – San Giovanni XXIII è ovviamente anche il Papa della Pacem in Terris: anche qui vediamo quanto quello straordinario e profetico documento sia attuale…

R. – Anche in questo mi pare ci sia una continuità forte… Questo abbraccio al mondo, alla “famiglia umana”, come usano dire i Papi, queste sottolineature dell’unità della famiglia umana che porta – deve portare – assolutamente alla pace. Qui tra l’altro la coincidenza è particolarmente interessante: San Giovanni XXIII ha scritto la Pacem in Terris pochi mesi dopo la crisi di Cuba, una crisi che ha portato il mondo quasi sull’orlo della Terza Guerra Mondiale e che è stata fermata anche, in parte, grazie al contributo stesso che Giovanni XXIII ha dato alla pace. E nei mesi scorsi – sappiamo – Papa Francesco è stato coinvolto, ha voluto essere coinvolto, nella mediazione che ha portato al disgelo tra Stati Uniti e Cuba. Dunque questa sensibilità per la pace che è rivolta a tutta l’umanità, e che in fondo non è poi un qualche cosa che possiamo distaccare dal grande tema della misericordia di Dio.








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