2015-10-10 13:31:00

Bielorussia, presidenziali. Lukashenko verso la riconferma


Vigilia elettorale per la Bielorussia, chiamata alle urne per le elezioni presidenziali. Candidato a un quinto mandato è l’attuale capo di Stato, Alexander Lukashenko, che nelle previsioni è il favorito sugli altri tre esponenti dell’opposizione. Sul voto, Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:

R. – I margini per i candidati dell’opposizione sono veramente ridotti e risicati, nel vero senso del termine, perché l’ultima volta, nel 2010, nelle precedenti elezioni, c’erano dei candidati alternativi che furono sconfitti, forse anche con l’aiuto di brogli. E in ogni caso, mi pare che questi candidati alternativi fossero sei e quattro di loro siano poi finiti in prigione. Quindi, il mestiere del candidato alternativo a Lukashenko in Bielorussia è pieno di rischi e molto insidioso.

D. – Il Paese vive una condizione economica difficile, sull’orlo della recessione, vista anche la dipendenza da Mosca. L’inflazione è intorno al 20%. Ma c’è una ricetta che il presidente sta mettendo in atto per risollevare Minsk, dato che è al potere dal 1994?

R. – Il fatto che sia da così tanti anni al potere e il Paese sia in queste condizioni dimostra che evidentemente Lukashenko, se ha un ricetta, non è una ricetta estremamente funzionale. D’altra parte, se noi alziamo un pochino lo sguardo, questa è la condizione in cui finiscono col vivere tutti questi Paesi che, in più parti del mondo, hanno questi regimi autoritari vecchio stile e non sono particolarmente ricchi di risorse naturali. Riescono a prosperare solo le dittature o i regimi autoritari che hanno tanto petrolio, tante risorse naturali. Non è il caso della Bielorussia, che infatti si trascina in questa sorta di perenne stagnazione economica.

D. – Oltre a quelle economiche, quali sono le sfide che il Paese dovrà affrontare e, a livello sociale, com’è la situazione?

R. – E’ un Paese dove c’è un regime autoritario che tende evidentemente a spegnere anche la vivacità della vita politica e culturale e dove l’economia non è particolarmente florida. Certo è, come si diceva una volta per i Paesi del socialismo reale, un Paese dove tutti mangiano, dove c’è una povertà diffusa che diventa a sua volta un antidoto alla povertà estrema. Naturalmente, un livello minimo di standard economico viene mantenuto da questa interdipendenza, che poi è più dal lato della Bielorussia come dipendenza che dal lato della Russia, con il colosso russo. Io vorrei, però, citare un dato: una diminuzione della natalità e un invecchiamento della popolazione molto significativi che la dicono lunga, secondo me, sullo stato d’animo delle persone.

D. – A livello internazionale, Lukashenko si è posto come mediatore tra Ucraina e Russia. Questo effettivamente ha giovato alla sua immagine pubblica?

R. – Ma sì, ha giovato un pochino alla sua immagine pubblica, ma non viene preso tantissimo sul serio come mediatore. Anche perché, in effetti poi, la mediazione sull’Ucraina non viene perseguita da molti. Direi che più che essere preso sul serio, Lukashenko è stato sostanzialmente dimenticato. Non sono più gli anni di Bush in cui la Bielorussia veniva continuamente definita l’ultima dittatura d’Europa, in cui c’era anche una campagna anti-Lukashenko. Lukashenko è stato un po’ dimenticato nel suo angolo e considerato appunto una sorta di reliquia di un passato semi-sovietico, filo-sovietico, para-sovietico, che si può tranquillamente trascurare.








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