Uno sforzo concertato per affrontare l’emergenza rifugiati. A chiederlo è il presidente della Conferenza episcopale canadese (Cecc), mons. Douglas Crosby, che in una lettera inviata nei giorni scorsi a tutti i partiti politici, rinnova l’appello rivolto dai vescovi al governo di Ottawa durante la plenaria dello scorso settembre a “favorire, accelerare e facilitare la sponsorizzazione privata dei rifugiati in questa fase di emergenza”.
Misure più efficaci per i ricongiungimenti
familiari
La missiva esprime l’apprezzamento dell’episcopato
per l’attenzione riservata dai leader politici canadesi alla crisi dei rifugiati,
nella campagna elettorale in corso per le elezioni del prossimo 16 ottobre, ma ribadisce
l’esigenza di un’azione concertata che impegni anche il futuro governo. Di qui, l’esortazione
a tutte le forze politiche a sostenere il programma di sponsorizzazione privata dei
rifugiati, promossa dall’attuale esecutivo. I vescovi chiedono, in particolare, misure
più efficaci per i ricongiungimenti familiari, di dare la precedenza ai bisogni più
urgenti dei minori, delle famiglie monoparentali e delle minoranze perseguitate nei
Paesi in guerra in Medio Oriente e in Africa del Nord.
La Chiesa canadese impegnata in prima linea per
i rifugiati
La missiva ricorda, quindi, che la Chiesa cattolica,
come tutte le altre Chiese e confessioni religiose del Paese è pronta ad accogliere
i rifugiati e si è già attivata in questo senso. In particolare, l’Ufficio per i rifugiati
dell’arcidiocesi di Toronto (Orat) ha costituito, assieme ad altre diocesi ed eparchie
cattoliche, uno speciale Consiglio per le sponsorizzazioni, impegnato a supportare
i gruppi che desiderano promuovere programmi di accoglienza. Inoltre, alla loro plenaria,
i vescovi hanno esortato tutti i fedeli a contribuire generosamente alla seconda campagna
di raccolta fondi in favore dei rifugiati siriani, promossa dall’Organizzazione canadese
per lo sviluppo e la pace, insieme con Aiuto alla Chiesa che Soffre - Canada (Acs)
e alla sezione canadese della Cnewa, l’Associazione cattolica per i cristiani del
Medio Oriente. La prima colletta aveva raccolto 14 milioni di dollari.
Rifugiati, fratelli che hanno bisogno di
aiuto
“I nostri sforzi comuni - conclude mons. Crosby -
devono partire dal principio che i rifugiati, quali che siano le loro convinzioni
religiose, sono nostri fratelli e sorelle che sono in uno stato di necessità”. Non
vedere nei rifugiati delle “persone, cercando di ‘rispondere in un modo che sia umano,
giusto e fraterno’ a questa situazione - afferma citando le parole di Papa Francesco
al Congresso degli Stati Uniti e all’Onu - significa condannare questi uomini e donne,
giovani e anziani, bambini e bambine che piangono, soffrono e muoiono”. (L.Z.)
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