2015-10-11 10:00:00

Sinodo. Versaldi: l'approdo al matrimonio sia ben preparato


Oltre a riconoscere la nullità di molti matrimoni secondo le nuove linee fissate dal Motu Proprio di Papa Francesco, occorre aiutare i fidanzati a non scegliere di celebrare un matrimonio nullo. Questo uno dei suggerimenti risuonato nell’aula del sinodo. Ci si sofferma il cardinale Giuseppe Versaldi che, al microfono di Paolo Ondarza, evidenzia la costante ricerca da parte dei Padri sinodali di un annuncio evangelico che coniughi verità e misericordia:

R. – Seguendo gli ammonimenti e le indicazioni di Papa Francesco, stiamo cercando insieme di scoprire una verità che possa procedere nella direzione per cui questo Sinodo è stato convocato e cioè che il Vangelo possa essere annunciato agli uomini del nostro tempo tenendo conto delle mutate situazioni, ma anche della necessità di un annuncio che porti luce e verità, nella carità e nella misericordia. Il Papa continua a ripetere – e non possiamo non vedere in ciò un forte richiamo – che non ci si può lasciare andare ai due estremi, o giustizia o misericordia, ma bisogna coniugarli insieme. Non siamo un parlamento, non partiamo da idee opposte, ma da una base comune e procediamo tutti verso un’unica meta che è, appunto, Cristo che vuole essere annunciato e salvare gli uomini del nostro tempo.

D. – Segno dell’attenzione del Papa per la famiglia e per le coppie in difficoltà, per gli uomini e per le donne di oggi in difficoltà, è stato anche il recente Motu Proprio sulle nullità matrimoniali…

R. – Certo. Se si velocizza il processo per riconoscere che purtroppo oggi sono in aumento i casi di nullità matrimoniale, non si può – senza cambiare nulla – lasciare la preparazione al matrimonio come era, perché quelle stesse coppie che poi con fatica e sofferenza chiedono la nullità sono state accettate forse con troppa facilità al Sacramento del Matrimonio senza una verifica o un cammino, non per escluderli ma per preparali meglio, in maniera da non porre sulle loro spalle dei pesi che poi è difficile togliere. E’ comunque sempre una esperienza dolorosa il fallimento del matrimonio, anche se poi arriva la dichiarazione di nullità.

D. – Quindi questo, diciamo, è un suggerimento per prevenire le ferite?

R. – Esatto. Il Papa parla di “ospedale da campo”, che bisogna conservare aperto per curare le ferite, ma una buona madre cerca di prevenire le ferite: quindi, al fianco dell’ospedale da campo, bisogna che ci siano degli strumenti di educazione, di formazione. Se manca la fede è difficile che l’intenzione naturale sia quella che si pensava una volta essere corrispondente alle intenzioni di fare ciò che fa la Chiesa: purtroppo, i giovani d’oggi non hanno più questa piattaforma comune, perché la cultura è soggettivistica e ognuno di fabbrica il proprio significato del matrimonio, tant’è che dopo – giustamente – aumentano i casi di dichiarazione di nullità. Ma perché fermarli dopo, dopo un fallimento, e non prima per farli riflettere meglio?

D. – E a partire da che cosa si dovrebbe lavorare su questa formazione?

R. – Che il tempo del fidanzamento non sia solo una esperienza emotiva giusta, che i fidanzati fanno, ma che sia una specie di cammino catecumenale, in cui la Chiesa si affianca a loro e non per pesare e rabbuiare il loro bel momento di innamoramento, ma per far capire che cosa stanno volendo. Se non hanno l’intenzione dell’incontro salvifico con Cristo nella Chiesa, perché accettarli al Sacramento? E’ meglio non caricarli di questo peso, se per loro è solo un peso e non un aiuto. Così che si possa veramente poi accedere con gioia e non formalmente e esternamente quando già tutto sembra fatto, si aggiunge il rito del matrimonio, che invece è decisivo perché i giovani possa veramente perseverare nel loro amore.








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