2015-10-12 16:10:00

Il vescovo di Cassano: l'omicidio di Cocò risvegli le coscienze


Due arresti per l'omicidio del piccolo Coco', il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio, insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e alla compagna di questi. I due sospettati spacciavano droga per conto dello stesso Iannicelli. Alessandro Guarasci ha sentito il vescovo della città calabrese mons. Francesco Savino:

R. – Quell’uccisione dice la barbarie, dice l’inciviltà. Io dico a questi assassini: “Pentitevi seriamente e convertitevi seriamente! Perché anche per voi  c’è la misericordia di Dio nella misura in cui vi pentite e decidete di cambiare radicalmente la vita. Alla diocesi di Cassano e ai cassanesi dico: E’ il momento di ripartire da quell’atto barbarico. Dobbiamo avere uno scatto di responsabilità e dobbiamo soprattutto svegliare la coscienza, le coscienze. Mi preoccupa, molto spesso, constatare le ‘coscienze dopate’, le coscienze addormentate.

D. – Ma questo vuol dire che ancora la gente non ha percepito la gravità di quel fatto oppure vede comunque un seme di rinascita?

R. – Posso dire che c’è una Cassano bellissima, c’è una Cassano molto sveglia, c’è una Cassano che ha la coscienza civica, c’è una Cassano che ha capito che doveva reagire e che sta reagendo con grande senso di responsabilità. A mio avviso, però, non basta: ci vuole una coscienza comunitaria. Ciò che manca è l’insieme. Quante volte dico ai cassanesi e a tutta la diocesi: Insieme per camminare, camminare insieme, perché constato molto spesso un individualismo che è decisamente una delle cause più pericolose di questa devastazione, che purtroppo con l’omicidio di Cocò si è verificato a Cassano.

D. – Spesso la malavita organizzata, l’Ndrangheta in Calabria, ha anche rapporti stretti con la politica e anche con i cosiddetti “colletti bianchi”. Bisogna ripartire anche da questo aspetto per una nuova Calabria?

R. – Anche la politica deve dare un segno di conversione e di cambiamento reale, anche i cosiddetti “colletti bianchi”. Tutto ciò che è contiguo e attiguo ai poteri criminali deve dimostrare con segni concreti, con scelte concrete, quello che a me piace chiamare il “potere dei segni”, di cui Papa Francesco è un grande testimone del nostro tempo. Anche loro devono dimostrare da che parte sono. Anche noi Chiesa dobbiamo essere - senza se e senza ma - dalla parte di una cultura alta e altra, dalla parte del Vangelo. Con il Vangelo – ma un Vangelo inculturato, un Vangelo cioè che diventa mentalità – possiamo indubbiamente tendere alla conversione della mentalità, che molto spesso è una mentalità rassegnata, fatalista… Quante volte, e ancora una volta, dico ai cassanesi e a tutta la mia diocesi: passiamo dalla cultura della sudditanza, dalla “cultura del cappello in mano” alla cultura della cittadinanza responsabile; passiamo da una cultura della schiavitù delle coscienze ad una cultura del risveglio, che porti i cassanesi e tutti i calabresi a dire: “Basta al sopruso, basta a quella cultura dei diritti che passa molto spesso come cultura dei favori!”. 








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