2015-10-13 13:19:00

Papa: vivere la solidarietà. Bregantini: aprire cuore a bisognosi


“Impariamo a vivere la solidarietà. Senza la solidarietà, la nostra fede è morta”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account twitter @Pontifex. Un richiamo particolarmente significativo a poche settimane dall’inizio del Giubileo della Misericordia. Sul binomio solidarietà-fede, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. Giancarlo Maria Bregantini:

R. – “Dai da mangiare a chi ha fame”. Sentiamo che le opere di misericordia concretizzano, passo dopo passo, secondo anche i volti della storia, il grande bisogno di dire che in quella fede c’è l’energia vitale. La solidarietà ti dà il volto dove esprimere, con la certezza che il gesto di fede nella solidarietà diventa più autentico, più vitale e la solidarietà dà alla fede quella luminosità anche di testimonianza che si fa catechesi. E’ molto bella la saggezza della Chiesa di mettere insieme il volto dell’Eucaristia e il volto del povero, la mensa e la Messa, come abbiamo visto con Madre Teresa, è da sempre la forza della santità cristiana.

D. – Proprio domenica scorsa, durante la visita in Molise del card. Parolin, è stato inaugurato a Campobasso un dormitorio per i poveri della Caritas diocesana…

R. – E’ stato benedetto, ma era aperto ormai da 7-8 mesi, forse di più… La necessità è nata una sera: un poveraccio intirizzito dal freddo, dopo che lo abbiamo nutrito alla mensa a mezzogiorno, gli diamo un pasto caldo e lo mettiamo in un letto all’interno, vicino alla mensa… Il letto che serviva agli operatori per l’emergenza! Da quel segno è nato successivamente, sera per sera, un crescendo; fino ad essere più di 100, durante l’estate, accolti in una tenda della Protezione Civile in sinergia con noi. Il card. Parolin, con molta dolcezza, ha ascoltato, visto, parlato, anche le lingue che lui possiede, specie con il mondo dei pakistani… E’ stato molto bello questo momento di ascolto, che ci ha fatto anche capire quanto sia stato provvidenziale aver aperto questo canale: per cui accanto al cibo, c’è il letto, c’è la casa, c’è l’esperienza di una accoglienza vera. Ed è proprio vero quello che dice anche qui Gesù: “Ero straniero e mi avete accolto; avevo bisogno di una casa e mi avete dato un posto letto al caldo”.

D. – Il Giubileo della Misericordia si avvicina: cosa si aspetta, come pastore, da questo anno voluto da Papa Francesco?

R. – Grandi cose e non per le cose che si fanno, ma perché sentiamo che è stata veramente una ispirazione di Dio. Ci accorgiamo che la misericordia è il sapore delle cose, è il segno della porta aperta, immagine del cuore, forza trainante per una società che non deve avere paura del profugo o del povero o di chi ha dei problemi. Questa circolarità ci farà sentire la stessa gioia di una donna di Lidia che – negli Atti degli Apostoli – viene presentata come la donna dell’accoglienza: lei apre il cuore, apre la sua casa e apre la comunità a Paolo. Così vorremmo che fossero nel Giubileo anche le nostre comunità: con un cuore aperto alla Parola e alla preghiera, con una casa aperta ai vicini di casa e una comunità aperta a chiunque bussi.








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