2015-10-16 15:33:00

Palestinesi incendiano Tomba di Giuseppe. Faltas: non è Intifadah


Tensione alle stelle in Terra Santa nel giorno in cui Hamas ha esortato al "Venerdì della collera" contro Israele, invitando alla protesta. Centinaia di giovani palestinesi nella notte hanno incendiato la Tomba di Giuseppe a Nablus, in Cisgiordania. L’assalto, iniziato con il lancio di bottiglie molotov, è durato per ore ed il fuoco ha causato ingenti danni alla sezione per le donne del luogo dove secondo la tradizione è sepolto uno dei 12 figli di Giacobbe. Negli scontri sul confine con Gaza, un giovane palestinese di 20 anni è rimasto ucciso. Sulla situazione Francesca Di Folco ha intervistato padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa:

R. – Un gruppo di palestinesi ha bruciato la Tomba di Giuseppe e adesso Abu Mazen, che ha condannato questo fatto, ha creato un comitato per indagare su questa situazione.

D. – Che significato ha questo gesto? Tutto sembra portare verso la nuova Indifadah?

R. – Noi stiamo vivendo una situazione brutta, ma non la chiamerei “nuova Intifadah”. Tutti hanno paura oggi: oggi è venerdì … E’ vero che Hamas ha parlato di un “venerdì di rabbia”, ma io penso che non durerà molto. Adesso si parla di un incontro possibile tra Abu Mazen e Netanyahu e il segretario americano, Kerry, e anche Re Abdallah di Giordania. Se questo incontrò avverrà, penso che la situazione potrà migliorare molto.

D. – Per Peter Lerner, portavoce militare israeliano, si tratta della dissacrazione di un luogo sacro, che comporta a suo dire una lampante violazione della libertà di culto …

R. – Certo, è un luogo sacro, la Tomba di Giuseppe; ma è una reazione a quello che è stato fatto alla moschea di al Aqsa. E’ questo il problema, e noi non vogliamo che diventi una guerra religiosa. Non deve essere mai una guerra religiosa! Quando hanno toccato al Aqsa, abbiamo visto la reazione di tutti i musulmani: e questa è una reazione simile. Un gruppo di giovani palestinesi hanno compiuto questo gesto, ma il governo palestinese l’ha condannato, Abu Mazen stesso l’ha condannato e stanno facendo indagini su questo fatto.

D. – Quali saranno, secondo lei, le reazioni della comunità internazionale a questa ennesima spirale di violenza?

R. – La comunità internazionale, da tempo avrebbe dovuto fare qualcosa! Da tempo avrebbe dovuto lavorare! Da tempo avrebbe dovuto cercare di mettere tutti insieme! La comunità internazionale, secondo me, dorme: non ha fatto niente. Sempre l’abbiamo detto: sempre abbiamo detto che la comunità internazionale deve operare, deve fare pressione su tutte e due le parti, deve fare tornare le due parti ai negoziati. Questo che sta succedendo è frutto del non-incontrarsi. Quando Abu Mazen non incontra il primo ministro israeliano, quando il dialogo non c’è, quando il dialogo non esiste, frutto di tutto questo è la violenza, è quello a cui stiamo assistendo in questo momento. La comunità internazionale da tempo, da anni stiamo dicendo che non fa niente. Deve lavorare, deve fare pressione su tutte e due le parti.








All the contents on this site are copyrighted ©.