Il Papa, nella Messa in Piazza San Pietro, ha proclamato oggi quattro nuovi Santi: i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, Louis e Zélie Martin, don Vincenzo Grossi, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, e Maria dell’Immacolata Concezione, superiora delle Sorelle della Compagnia della Croce. Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia:
Seguire Gesù nella via dell'umiltà e della croce
Le Letture bibliche ci presentano oggi il tema del
servizio e ci chiamano a seguire Gesù nella via dell’umiltà e della croce. Il profeta Isaia delinea la figura del Servo di Jahwé (53,10-11)
e la sua missione di salvezza. Si tratta di un personaggio che non vanta genealogie
illustri, è disprezzato, evitato da tutti, esperto nel soffrire. Uno a cui non attribuiscono
imprese grandiose, né celebri discorsi, ma che porta a compimento il piano di Dio
attraverso una presenza umile e silenziosa e attraverso il proprio patire. La sua
missione, infatti, si realizza mediante la sofferenza, che gli permette di comprendere
i sofferenti, di portare il fardello delle colpe altrui e di espiarle. L’emarginazione
e la sofferenza del Servo del Signore, protratte fino alla morte, si rivelano feconde,
al punto tale da riscattare e salvare le moltitudini.
Respingere la tentazione mondana di primeggiare
Gesù è il Servo del Signore: la sua vita e la sua
morte, interamente nella forma del servizio (cfr Fil 2,7), sono state causa della nostra salvezza e della riconciliazione
dell’umanità con Dio. Il kerigma, cuore del Vangelo, attesta che nella sua morte e
risurrezione si sono adempiute le profezie del Servo del Signore. Il racconto di san
Marco descrive la scena di Gesù alle prese con i discepoli Giacomo e Giovanni, i quali
– supportati dalla madre – volevano sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel
regno di Dio (cfr Mc 10,37), rivendicando posti d’onore, secondo una loro visione gerarchica del
regno stesso. La prospettiva in cui si muovono risulta ancora inquinata da sogni di
realizzazione terrena. Gesù allora dà un primo “scossone” a quelle convinzioni dei
discepoli richiamando il suo cammino su questa terra: «Il calice che io bevo, anche
voi lo berrete … ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo;
è per coloro per i quali è stato preparato (vv. 39-40). Con l’immagine del calice, Egli
assicura ai due la possibilità di essere associati fino in fondo al suo destino di
sofferenza, senza tuttavia garantire i posti d’onore ambiti. La sua risposta è un
invito a seguirlo sulla via dell’amore e del servizio, respingendo la tentazione mondana
di voler primeggiare e comandare sugli altri.
Cambiare mentalità: dalla bramosia del potere alla gioia di servire
Di fronte a gente che briga per ottenere il potere
e il successo, per farsi vedere, di fronte
a gente che cerca gli siano riconosciuti i propri meriti, i propri lavori, i discepoli sono chiamati a fare il contrario. Pertanto
li ammonisce: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni
dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole
diventare grande tra voi sarà vostro servitore» (vv. 42-44). Con queste parole indica
il servizio quale stile dell’autorità nella comunità cristiana. Chi serve gli altri
ed è realmente senza prestigio esercita la vera autorità nella Chiesa. Gesù ci invita
a cambiare mentalità e a passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire
e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà.
La gloria nell'abbassamento
E dopo aver presentato un modello da non imitare,
offre sé stesso quale ideale a cui riferirsi. Nell’atteggiamento del Maestro la comunità
troverà la motivazione della nuova prospettiva di vita: «Anche il Figlio dell’uomo
infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti» (v. 45). Nella tradizione biblica il Figlio dell’uomo è colui che riceve
da Dio «potere, gloria e regno» (Dn 7,14). Gesù riempie di nuovo senso questa immagine e precisa
che Egli ha il potere in quanto servo, la gloria in quanto capace di abbassamento,
l’autorità regale in quanto disponibile al totale dono della vita. È infatti con la
sua passione e morte che Egli conquista l’ultimo posto, raggiunge il massimo di grandezza
proprio nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa.
Ambizioni e arrivismi sono incompatibili con la sequela di Cristo
C’è incompatibilità tra un modo di concepire il potere
secondo criteri mondani e l’umile servizio che dovrebbe caratterizzare l’autorità
secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Incompatibilità tra ambizioni, arrivismi
e sequela di Cristo; incompatibilità tra onori, successo, fama, trionfi terreni e
la logica di Cristo crocifisso. C’è invece compatibilità tra Gesù “esperto nel patire”
e la nostra sofferenza. Ce lo ricorda la Lettera agli Ebrei, che presenta Cristo come
il sommo sacerdote che condivide in tutto la nostra condizione umana, eccetto il peccato:
«Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze:
egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (4,15).
Gesù esercita essenzialmente un sacerdozio di misericordia e di compassione. Egli
ha fatto l’esperienza diretta delle nostre difficoltà, conosce dall’interno la nostra
condizione umana; il non aver sperimentato il peccato non gli impedisce di capire
i peccatori. La sua gloria non è quella dell’ambizione o della sete di dominio, ma
è la gloria di amare gli uomini, assumere e condividere la loro debolezza e offrire
loro la grazia che risana, accompagnare gli uomini con tenerezza infinita, accompagnarli
nel loro tribolato cammino.
Diventare canali della compassione di Gesù
Ognuno di noi, in quanto battezzato, partecipa per
parte propria al sacerdozio di Cristo; i fedeli laici al sacerdozio comune, i sacerdoti
al sacerdozio ministeriale. Pertanto, tutti possiamo ricevere la carità che promana
dal suo Cuore aperto, sia per noi stessi sia per gli altri, diventando “canali” del
suo amore, della sua compassione, specialmente verso quanti sono nel dolore, nell’angoscia,
nello scoraggiamento e nella solitudine.
San Vincenzo Grossi, buon samaritano per i più bisognosi
Coloro che oggi sono stati proclamati Santi, hanno
costantemente servito con umiltà e carità straordinarie i fratelli, imitando così
il divino Maestro. San Vincenzo Grossi fu parroco zelante, sempre attento ai bisogni
della sua gente, specialmente alle fragilità dei giovani. Per tutti spezzò con ardore
il pane della Parola e divenne buon samaritano per i più bisognosi.
S. Maria dell’Immacolata Concezione al servizio degli ultimi
Santa Maria dell’Immacolata Concezione, attingendo
dalle sorgenti della preghiera e della contemplazione, visse in prima persona con
grande umiltà il servizio agli ultimi, con una attenzione particolare ai figli dei
poveri e agli ammalati.
I Santi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin costruttori di fede e amore
in famiglia
I santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin
hanno vissuto il servizio cristiano nella famiglia, costruendo giorno per giorno un
ambiente pieno di fede e di amore; e in questo clima sono germogliate le vocazioni
delle figlie, tra cui santa Teresa di Gesù Bambino.
Perseverare sulla strada del servizio gioioso ai fratelli
La testimonianza luminosa di questi nuovi Santi ci
sprona a perseverare sulla strada del servizio gioioso ai fratelli, confidando nell’aiuto
di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano
con la loro potente intercessione.
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