2015-10-23 13:18:00

Osservatorio legalità: corruzione, istituzioni siano più limpide


La corruzione e l’illegalità in Italia sembrano dilagare stando ai clamorosi casi giunti alla ribalta della cronaca negli ultimi giorni: gli arresti all’Anas, l’assenteismo divenuto prassi al Comune di Sanremo, le truffe all’Inps con finti rapporti di lavoro. Pratiche disinvolte di gruppi di persone che, spesso, violano la legge per anni indisturbati. Mancanza di fiducia nelle istituzioni e scarsa trasparenza di queste ultime, due dei mali del sistema Italia, secondo l’analisi dell’avvocato Daniela Bauduin, dell’Osservatorio della legalità e dei diritti, sentita da Paola Simonetti:

R. – Innanzitutto, la corruzione trova le sue radici in un problema che è chiaramente culturale nel senso che si è indebolito fortemente il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni. E questo vacillare della fiducia ha indubbiamente inciso sul diffondersi di questi comportamenti che alterano la funzione che il pubblico ufficiale è chiamato ad esercitare che è quella di perseguire l’interesse pubblico. Però c’è anche un problema più tecnico. Uno dei punti deboli del sistema è sicuramente la trasparenza nelle istituzioni pubbliche pur essendo essa riconosciuta a livello legislativo. Tra l’altro, a livello legislativo e in testi che non sono neanche recentissimi – perché io mi riferisco alla famosa legge sul diritto di accesso che è del 1990 – ancora oggi si fa difficoltà ad accedere alla pubblica amministrazione, alla sua attività. In tutti i programmi elettorali delle più diverse forze politiche si legge sempre l’espressione “trasformeremo la pubblica amministrazione in un palazzo di vetro”: ancora non siamo arrivati a questo ed è un obiettivo purtroppo non vicino.

D. – Però, il cittadino si chiede: c’è qualcuno che dovrebbe essere preposto al controllo e probabilmente non lo fa?

R. – C’è una sorta di identificazione culturale spesso tra chi dovrebbe controllare e chi dovrebbe essere controllato. Voglio dire che se il controllore ritiene che taluni comportamenti - io mi riferisco alle piccole cose - per com’è l’evoluzione della società, siano consentiti, allora si indebolisce il controllo pubblico, così come si indebolisce il controllo sociale che nella nostra realtà - penso all’evasione fiscale - purtroppo non è diffuso e radicato come in altri Paesi.

D. – E’ cambiato qualcosa nei meccanismi corruttivi italiani negli ultimi anni, c’è qualcosa che caratterizza il nostro momento storico, secondo lei?

R. – Sicuramente, c’è una maggior banalità nel male, arrivo a dire. Nel senso che proprio l’avere sdoganato questi concetti, l’aver ritenuto che violare le norme è da furbi, che chi lo fa è più intelligente quasi di altri, ha provocato una immoralità più diffusa che si ravvede anche in forme di corruzione che poi tanto sofisticate non sono. Basterebbe che fossero applicate le norme che già esistono, non sarebbe neanche necessario emanarne di ulteriori. Di recente, nel 2013 il governo ha emanato un importante decreto sulla trasparenza. Ha introdotto anche l’istituto dell’accesso civico, in base al quale le pubbliche amministrazioni devono rendere accessibili tutti gli atti, i documenti che riguardano la loro attività: Se un processo viene svolto in modo rigoroso questo dovrebbe esser scontato nel suo esercizio.








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