2015-10-23 16:20:00

Sinodo. Menichelli: dobbiamo parlare a mondo reale, non teorico


Un cammino che darà risultati, che non bisogna però ritenere immediati. L'arcivescovo di Ancona-Osimo, il cardinale Edoardo Menichelli, invita a non nutrire un “eccesso di aspettativa” sugli esiti del Sinodo sulla famiglia, in particolare per ciò che concerne i tempi, perché le linee pastorali che ne scaturiranno avranno bisogno di tempo, dice, per essere attuate. Il porporato ne parla al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Diciamoci serenamente che il Sinodo, come anche già il Santo Padre ha detto, non è – tra virgolette – un parlamento che decide, che fa delle leggi. Il Sinodo a me piace chiamarlo come un convenire per un laboratorio. Abbiamo vissuto queste giornate impegnati, i Padri sinodali, nell’ascolto, nella lettura, nello scambio di idee, sia in Aula che nei Circoli minori. Sono venute fuori delle proposte, consegnate ad una Commissione che farà la cosiddetta “Relazione finale”, la quale – come sempre succede – sarà consegnata al Santo Padre. E lì poi si vedranno, certo non il 26 ottobre, quali sono le indicazioni pastorali da offrire a tutto il popolo santo di Dio. Quindi, io vorrei che il Sinodo fosse liberato da un eccesso di aspettativa, ma fosse piuttosto capito come un tempo di discernimento pastorale su tematiche che riguardano la vita della famiglia.

D. – Che senso ha fare una connessione tra questo percorso sinodale e il Giubileo della Misericordia, che inizierà poco dopo?

R. – A me pare – per circostanze secondo me non studiate, ma che io vedo come grazia di Dio – che ci sia una correlazione forte, perché al centro del Sinodo questa parola, che poi non è solo una parola, “misericordia” è molto circolata. Si tratta sia per l’anno giubilare, sia per il Sinodo di rendere questa parola attiva, feconda di bene. Personalmente – lo ho detto a me stesso e anche nelle discussioni con il Circolo – io so perfettamente che la misericordia non svende la verità e so perfettamente che la misericordia cambia la vita, la mia e quella delle persone. La correlazione mi pare che sia più che evidente… Certo, poi bisognerà trovare le modalità perché questa misericordia, che nasce dal cuore di Dio e dalla testimonianza di Gesù Cristo, possa ben essere applicata e vissuta.

D. – La famiglia che diventa soggetto di evangelizzazione e non più solo oggetto: se ne è parlato al Sinodo e cosa significa?

R. – Significa che c’è la rivalutazione o la giusta valutazione del Sacramento sponsale, che è un Sacramento come quello dell’Ordine ministeriale, posto da Dio come servizio alla comunità. Quindi sono due Sacramenti, diciamo, alla “pari”, con ministeri diversi, a vantaggio del popolo di Dio e come attori assieme a Dio della storia della salvezza. Dall’altra parte, questa nuova parola “soggetto” è come questa sacramentalità sponsale possa poi essere esercitata nella comunità. Per farmi capire: generalmente, siamo abituati a dire “pastorale per la famiglia”, bisognerebbe invece cominciare a dire “pastorale con la famiglia”. E questo modifica tanti atteggiamenti. Per esempio: chi fa la catechesi? Dovrebbe farla la famiglia. Chi presenta i figli ai Sacramenti? La famiglia. Chi educa alla fede? La famiglia. Questo non vuol dire che la comunità e il sacerdote poi sono fuori, ma questa principalità della famiglia va riconosciuta e vissuta. Certamente ci vorrà tempo, perché si tratta di cambiare non solo la mentalità, ma anche la prassi operativa. Però questo è un grande passo, è un grande vantaggio.

D. – La preparazione al matrimonio: è lecito aspettarsi delle proposte concrete nuove su questo?

R. – Questa preparazione già si fa, come è ben riconosciuto e saputo. Si tratta di verificare se è adeguata. Personalmente posso dire che non è del tutto adeguata, anche se molto utile… Noi dobbiamo renderci conto chi abbiamo davanti, quali sono gli “utenti” di questa preparazione? E’ gente che rispetto a 20-30 anni fa è cambiata. Allora, questa preparazione perché sia utile non deve essere considerata come una sorta di “imbottigliamento”, ma quanto un accompagnamento che aiuti le persone a scoprire il senso del matrimonio, il suo significato, la sua responsabilità e via di seguito… Mi torna utile un riferimento alla “Familiaris Consortio”: San Giovanni Paolo II parlava di operazione remota, prossima e immeditata. La nostra preparazione adesso è semplicemente immediata. Allora, si tratterà di ristudiare una metodologia e sono certo che questo avverrà. Ma anche qui non pensiamo che tutto sia così celermente attuabile.

D. – L’ascolto il Papa lo ha ribadito nel 50.mo del Sinodo: “Una Chiesa che cammina insieme, una Chiesa in ascolto”. C’è da fare qualcosa ancora per migliorare questa capacità di ascolto?

R. – Sì, sì, c’è da fare molto. Noi dobbiamo parlare al mondo concreto e non al mondo che ci piace. Questo dialogo è importante che sia capito, vissuto non come tutto va bene o come tutto uguale, ma come un dialogo che fa conoscere la realtà e che ti fa trovare i passi giusti perché questa realtà sia destinataria di misericordia e di salvezza di Dio.








All the contents on this site are copyrighted ©.