2015-10-24 14:54:00

Presidenziali Costa d’Avorio: rinascita dopo violenze del 2010


Si è ritirato dalla corsa presidenziale in Costa d’Avorio anche l’ex premier, Charles Konan Banny, che con diversi membri dell’opposizione aveva dato vita alla coalizione nazionale per il cambiamento. Nei giorni scorsi, altri due candidati avevano fatto un passo indietro. Per le elezioni di questa domenica nel Paese africano appare dunque sempre più favorito il capo di Stato uscente, Alassane Ouattara, a sua volta vincitore delle elezioni del novembre 2010, quando il rifiuto del predecessore, Laurent Gbagbo, di riconoscere il risultato delle consultazioni provocò 5 mesi di violenze, costati la vita ad almeno tremila persone. Per un quadro dell’attuale situazione, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Bouaké don Michele Stevanato, da 32 anni in Costa d’Avorio:

R. – Da quello che posso constatare, la campagna elettorale si è svolta abbastanza bene, senza manifestazioni di tensione. Ieri sera è terminata. La popolazione – anche se ancora colpita dai momenti tragici vissuti nel 2010-2011 – ricerca comunque tranquillità e pace. E da quello che posso percepire dalla maggior parte degli elettori, credo che il presidente uscente sarà riconfermato al primo turno.

D. – L’opposizione critica la candidatura di Ouattara – addirittura ci sono state delle proteste quando è stata convalidata – e solleva dubbi sulla sua nazionalità. Perché?

R. – Questo è un problema, se vogliamo, di tipo politico. Ma bisogna sapere che la Costa d’Avorio, la sua parte nord, era chiamata il “Basso Volta”. L’“Alto Volta” è l’attuale Burkina Faso.

D. – Ouattara di che zona è?

R. – La famiglia sembra che si sia installata in prossimità di Dimbokro, nella zona centro orientale del Paese. Si può dire quindi che Ouattara per una parte è del Burkina Faso, però è vissuto praticamente qui.

D. – Da quello che ha potuto sentire, Ouattara è dunque dato come favorito. Ha dalla sua parte i dati economici. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Pil, ad esempio, è in crescita… Ma i frutti di questo miglioramento economico si vedono poi tra la popolazione?

R. – Si vede che il Paese si è risollevato. C’è stata una forte crisi: dal 2002 fino agli avvenimenti tragici del 2010-2011, il Paese era in uno stato deplorevole e si è visto che è stato ricostruito. Sembra anche che la manodopera sia aumentata, che il lavoro sia aumentato, però nel concreto i soldi si vedono poco…

D. – Come vive la popolazione?

R. – Una parte della popolazione si è arricchita, però se vogliamo guardare bene intorno c’è ancora parecchia gente che vive in povertà.

D. – Eppure, la Costa d’Avorio è un Paese dallo straordinario potenziale agricolo…

R. – Attualmente, molti si dedicano alle piantagioni di hevea o altri alberi che possono essere trasformati per produrre la gomma.

D. – Il Paese è tra i primi produttori di cacao al mondo…

R. – Sì, più di un terzo della produzione mondiale avviene in Costa d’Avorio. Attualmente, ci sono stati miglioramenti anche per quanto riguarda la qualità del cacao, che è sorprendente.

D. – Una delle emergenze del Paese rimane quella delle armi da fuoco, che ancora circolano in Costa d’Avorio dopo l’ultimo conflitto. Cosa si sta facendo?

R. – Si sta lottando a livello politico e a livello locale per poter bloccare tutto questo commercio, perché purtroppo molti sono ancora in possesso di armi.

D. – Qual è oggi l’impegno della Chiesa locale per il Paese?

R. – La Chiesa locale lavora affinché ci sia più coesione nella popolazione per la pace, la fraternità e anche, secondo l’appello dei vescovi, per la riconciliazione e il perdono, perché i fatti e la tragedia del 2010-2011 hanno colpito moltissimo la gente. Quindi, il cuore di molti ivoriani non è stato ancora sanato. Allora, la Chiesa si impegna ad aiutare queste persone e tutti i cristiani a riconciliarsi.

D. – Questo potrebbe essere anche il primo impegno del prossimo presidente…

R. – Sì, poter riconciliare gli ivoriani anche con quelli che sono ospiti nel Paese, che non sono ivoriani. Dal momento che questi ultimi lavorano nel Paese, apportano il loro contributo allo sviluppo del Paese: bisogna quindi trattarli come fratelli.

D. – Qual è il suo auspicio per il futuro?

R. – Che veramente la Costa d’Avorio torni ad essere quella che è stata nel passato: un Paese dell’ospitalità e della fraternità.








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