2015-10-24 14:49:00

Shevchuk: coscienza e legge morale non sono contrapposte


Per una valutazione sulla relazione finale del Sinodo letta integralmente in aula questa mattina e che sarà votata nel pomeriggio, Paolo Ondarza ha intervistato l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatolslav Shevchuk, Capo del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina:

R. – Io personalmente sono soddisfatto, anzitutto perché siamo riusciti a condividere tante esperienze che vive la Chiesa cattolica e soprattutto la famiglia cristiana nei vari Paesi del mondo. Abbiamo avuto questa sensazione della cattolicità, di comunione nella fede cattolica così come nell’insegnamento morale. Perciò quello sulla relazione non sarà un voto spaccato, perché realmente i vescovi – anche condividendo inquietudini diverse – sono dello stesso spirito: la dottrina santa della Chiesa cattolica non soltanto non si mette in dubbio, ma – secondo me – di fronte a queste nuove sfide avrà un ulteriore sviluppo.

D. – Che cosa dire in merito al discernimento che il singolo vescovo sarà chiamato ad assumere nei confronti delle situazioni più delicate e più difficili?

R. – Il discernimento di ogni singolo vescovo, ma anche di un confessore, rimane lo stesso che in precedenza. Talvolta, però, le situazioni che emergono oggi sono più difficili da discernere: quindi, secondo me, dopo questo Sinodo forse alcuni dicasteri specializzati della Curia Romana dovrebbero emettere alcuni orientamenti per i confessori, affinché abbiano un orientamento su come procedere, perché è emerso chiaramente che quello che oggettivamente sembra lo stato di un peccato grave, soggettivamente talvolta non è imputabile pienamente. Come dice il Catechismo della Chiesa cattolica ci sono circostanze che diminuiscono la responsabilità soggettiva in queste situazioni. Perciò per discernere questo livello della imputabilità bisogna avere sì un senso spirituale, ma anche una buona preparazione teologica e pastorale dei confessori e anche dei padri spirituali.

D. – Coscienza e legge morale: in quale rapporto devono essere poste queste due importanti dimensioni, alla luce di quanto dibattuto qui al Sinodo?

R. – Coscienza e legge morale non sono contrapposte. Come dice la Gaudium et Spes, la coscienza scopre in sé la legge morale: la coscienza è questo spazio sacro del cuore umano in cui si ascolta la voce di Dio. Certamente una coscienza ben formata mai contraddice le norme morali oggettive e mai contraddice la verità rilevata. Questa coscienza deve essere, però, guidata! E’ per questo che nei miei interventi ho insistito tanto sulla direzione spirituale. Questa è una assistenza che la Chiesa deve dare: un discernimento, anche spirituale, che sempre viene effettuato per opera dello Spirito Santo.

D. – Per quanto riguarda le persone con tendenza omosessuale il Sinodo ha confermato quanto presente nel Catechismo della Chiesa Cattolica o c’è un nuovo atteggiamento verso queste persone?

R. – Non c’è alcun nuovo atteggiamento. Anzi molti padri hanno insistito sul fatto che di questo tema non si dovrebbe parlare adesso, perché – diciamo – non ha niente a che fare con il tema della famiglia. Le convivenze delle persone dello stesso sesso non possono essere chiamate famiglia. E’ una situazione che deve essere interpreta alla luce della morale sessuale cattolica. Non è il tema centrale di questo Sinodo. Perciò non c’è stata una riflessione su questa problematica. Semplicemente viene citato esplicitamente il Catechismo della Chiesa Cattolica al riguardo.








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