Una “famiglia di famiglie” in cui “chi fa fatica non si trova emarginato”, che sia esso un povero, uno svantaggiato, un profugo. Questo è il popolo di Dio nelle parole di Papa Francesco, all’Angelus in un'affollata Piazza San Pietro, pronunciato subito dopo aver presieduto in Basilica Vaticana la Santa Messa di chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Il servizio di Giada Aquilino:
La Chiesa in cammino con famiglie e profughi
Un popolo “fatto di famiglie”, che porta avanti la
vita e non esclude nessuno, né i poveri, né gli svantaggiati, né i profughi “in marcia
sulle strade dell’Europa”. È l’immagine che Papa Francesco ripropone all’Angelus,
ricordando il Sinodo dei vescovi appena concluso: tre settimane - spiega - di “lavoro
intenso”, “faticoso”, ma che “porterà sicuramente molto frutto”, perché “animato dalla
preghiera e da uno spirito di vera comunione”. La Chiesa, aggiunge, si è messa in
cammino – perché sinodo vuol dire camminare insieme – con le famiglie “del Popolo
santo di Dio sparso in tutto il mondo”. Ed è proprio la profezia del popolo in cammino,
ricordata questa domenica, che il Papa racconta di aver confrontato anche “con le
immagini dei profughi in marcia sulle strade dell’Europa”, che definisce “realtà drammatica
dei nostri giorni”.
“Anche queste famiglie più sofferenti, sradicate dalle loro terre, sono state presenti con noi nel Sinodo, nella nostra preghiera e nei nostri lavori, attraverso la voce di alcuni loro Pastori presenti in Assemblea. Queste persone in cerca di dignità, queste famiglie in cerca di pace rimangono ancora con noi, la Chiesa non le abbandona, perché fanno parte del popolo che Dio vuole liberare dalla schiavitù e guidare alla libertà”.
Famiglie che mandano avanti la vita
Al fianco di questo popolo “il nostro Padre”, il cui ‘sogno’ - prosegue Francesco
- è appunto quello “di guidarlo verso la terra della libertà e della pace”:
“Questo popolo è fatto di famiglie: ci sono ‘la donna incinta e la partoriente’; è un popolo che mentre cammina manda avanti la vita, con la benedizione di Dio”.
Solo inclusione per poveri e svantaggiati
Ma è anche un popolo “che non esclude i poveri e gli svantaggiati, anzi, li include”:
“E’ una famiglia di famiglie, in cui chi fa fatica non si trova emarginato, lasciato indietro, ma riesce a stare al passo con gli altri, perché questo popolo cammina sul passo degli ultimi; come si fa nelle famiglie, e come ci insegna il Signore, che si è fatto povero con i poveri, piccolo con i piccoli, ultimo con gli ultimi. Non lo ha fatto per escludere i ricchi, i grandi e i primi, ma perché questo è l’unico modo per salvare anche loro, per salvare tutti: andare con i piccoli, con gli esclusi, con gli ultimi”.
I saluti ai pellegrini
Pregando la Vergine Maria per una “fraterna comunione”, il Pontefice nei saluti finali
ha ricordato e ringraziato la ‘Hermandad del Señor de los Milagros’ di Roma, che ha
portato in processione l’Immagine venerata a Lima, in Perù, e “dovunque vi sono emigrati
peruviani”. Ha salutato pure i pellegrini musicisti austriaci e svizzeri, l’Associazione
volontari ospedalieri ‘San Giovanni’ di Lagonegro e il gruppo della diocesi di Oppido
Mamertina-Palmi.
Le voci dei fedeli
E oggi in piazza San Pietro, sono stati decine di migliaia i fedeli festanti e le
famiglie arrivati da ogni parte del mondo per ascoltare le parole di Papa Francesco,
subito dopo la Messa di chiusura del Sinodo, durante la quale il Pontefice ha sottolineato
che oggi "è tempo di misericordia". Ascoltiamo i commenti raccolti in piazza da Marina
Tomarro:
R. – La misericordia penso sia per tutti … ma la parola “misericordia” vuol dire "dare il cuore ai miseri". E questo è l’atteggiamento che ogni cristiano deve vivere in ogni momento, dentro la famiglia ma anche dentro la famiglia più grande, che è la società e che è l’umanità.
R. – La misericordia bisogna sempre prenderla da Gesù: come Lui era misericordioso. Allora, se si segue il pensiero del Vangelo, si segue anche il pensiero della Chiesa e si entra nel mondo, nella famiglia, in ogni luogo. Tutti dobbiamo essere misericordiosi.
R. – La misericordia è una delle tracce più importanti, chiaramente non soltanto verso la famiglia ma anche – come ha detto il Sinodo – significa entrare nelle situazioni particolari della famiglia, che hanno bisogno di questo sguardo misericordioso, di guardare veramente il bene della famiglia, soprattutto dei bambini che a volte sono dimenticati …
R. – La famiglia è tante cose e bisogna far sì che si dia un rilievo a questa cosa, perché comunque più si è uniti e più l’armonia, anche all’interno delle famiglie, dà benessere ai nostri figli: più ci vedono tranquilli e sereni e più loro, di riflesso, lo sono.
D. – Durante il Sinodo si è parlato molto dell’importanza della forza evangelizzatrice della famiglia. In che modo la famiglia può evangelizzare il mondo?
R. – Anche nelle piccole cose, ma costanti.
D. – In che modo la famiglia può aiutare la Chiesa e, contemporaneamente, la Chiesa aiutare la famiglia?
R. – Ovviamente, è un rapporto reciproco. La famiglia può aiutare la Chiesa trasferendo i valori anche del vivere civile, che nella nostra società molto spesso viene a mancare. La Chiesa, da parte sua, può supportare la famiglia stando accanto alle difficoltà vere e proprie del vivere la famiglia: non sono soltanto le difficoltà economiche, ma sono le difficoltà inerenti proprio alla socialità della famiglia, che è importante: si parla molto poco in famiglia, si discute molto poco e ci si confronta molto poco. Questo è un valore che dovremmo tutti riscoprire. Penso che la Chiesa in ciò possa svolgere un ruolo importante.
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