2015-10-26 14:51:00

L'incontro con Papa Francesco ci ha donato forza e speranza


E grande la gioia dei migliaia rom arrivati da tutto il mondo per poter partecipare al pellegrinaggio mondiale del popolo gitano ed incontrare da vicino papa Francesco. Ascoltiamo le loro emozioni raccolte da Marina Tomarro:

R. – La cosa che mi ha colpito è che ci tratta come esseri umani. Noi Rom che viviamo in Italia o in altre parti del mondo siamo i più emarginati, senza una patria, senza una città che ci possa accogliere in maniera giusta, equa e precisa.

D. – Che cosa potete dare voi alla società?

R. – Possiamo dare, soprattutto dare, un futuro migliore prima di tutto ai nostri figli, che cambino nella società anche questo nostro sistema di vivere. Perché, per la verità, anche noi viviamo in un modo abbastanza chiuso. Aprirci un po’ di più e dare modo alla società di riaprire un dialogo migliore…

R. – Ci dà la forza di unirci tutti insieme, di pregare, ascoltare, e ci fa sentire tutti uguali: non ci fa sentire diversi! Questa è la cosa più importante. Qui sentiamo una dignità, perché ci sentiamo accanto a tutti e invece fuori non ci guardano tutti nello stesso modo.

R. – È un momento molto costruttivo, perché questa è la risposta positiva: il Papa ci ha dato la possibilità, oltre che di essere riconosciuti come siamo riconosciuti in tutto il mondo, anche di poter essere persone come siamo. Cioè esseri umani come tutti gli altri, che rispettiamo tutti gli altri.

D. – Il Papa vi ha invitato a un nuovo inizio: allora in che modo rispondere a questa sua esortazione?

R. – Il nostro nuovo inizio è il futuro dei bambini, dei nostri ragazzi, che sono il futuro del nostro popolo, che è presente in tutto il mondo. Là dove viviamo possiamo cambiare.

D. – Di cosa avreste bisogno adesso?

R. – La priorità sarebbe la scolarizzazione dei bambini: dare loro una possibilità di arrivare all’università.

R. – Ci ha fatto un grande regalo questo Papa che ci ha voluto incontrare tutti. Per noi, il Papa è il rifugio, perché noi siamo cattolici, preghiamo come tutti. Però la società deve darci fiducia: siamo tutti fratelli, siamo tutti uguali! Però qui, queste società non ci trattano così, ci trattano come degli emarginati

D. – Cosa ti ha colpito delle parole che vi ha detto oggi?

R. – Molte cose, soprattutto quando ha parlato nella nostra lingua e ha detto due o tre paroline.

D. – Tu sei giovane… Di cosa avete, o di cosa avreste, più bisogno?

R. – Di un lavoro: noi dobbiamo integrarci con voi e anche voi dovete integrarvi con noi, perché sarebbe una cosa bellissima! Io mi sono sposata con un italiano e mi sento molto bene.








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