2015-10-26 14:53:00

Loppiano: Bartolomeo I dottore honoris causa in cultura dell'unità


Assegnato a Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, il primo dottorato honoris causa in Cultura dell'Unità da parte dell'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, cittadella del Movimento dei Focolari in provincia di Firenze. La motivazione riconosce nel Patriarca un pioniere nel cammino ecumenico e nel dialogo tra le religioni, nonché un attivo promotore di pace e di giustizia. Al microfono di Adriana Masotti, la riflessione del preside dell'Istituto Sophia, don Piero Coda:

R. – È proprio così. Il Patriarca Bartolomeo si è fatto – oramai da 25 anni, da quando è Patriarca – pioniere del dialogo tra le chiese in vista della piena unità; un dialogo che oggi trova con la fraternità così stretta con Papa Francesco una frontiera nuova e sulla frontiera del rapporto tra le religioni, per disinnescare i meccanismi di violenza nell’incontro tra i popoli, tra le culture e le convinzioni diverse. Si è inoltre reso protagonista nel rilanciare l’impegno alla custodia comune del Creato. Non per nulla Papa Francesco lo cita ampiamente nella Laudato Si'. Per tutti questi aspetti del suo ministero a raggio universale certamente il Patriarca Bartolomeo può e deve essere riconosciuto come un pioniere della cultura dell’unità.

D. – Di importanza storica alcune tappe recenti che hanno visto proprio Bartolomeo I insieme a Papa Francesco: la dichiarazione congiunta con il Papa a conclusione del pellegrinaggio a Gerusalemme nel 2014 e la presenza di Bartolomeo in Vaticano insieme al presidente Abu Mazen a Shimon Peres per pregare per la pace in Terra Santa …

R. – Esatto. Proprio oggi il Patriarca è giunto a Firenze. In un colloquio mi diceva come fin dall’inizio del Pontificato di Papa Francesco - e come era già stato con Papa Benedetto - questi anniversari così importanti dei 50 anni della conclusione del Concilio, l’abrogazione delle scomuniche, l’incontro tra Paolo VI ed Atenagora a Gerusalemme, dovevano essere riproposti per sottolineare che le nostre chiese continuano su questa via inderogabile per raggiungere la piena unità. Quindi le Chiese sono invitate dallo Spirito a farsi segno profetico di un incontro tra tradizioni diverse che però nascono dalla stessa radice e si proiettano in un’unica direzione che è quella di servire l’unità della famiglia umana.

D. – Parlare di unità in un mondo particolarmente diviso come quello di oggi sembra a volte un’utopia. Voi offrite un dottorato honoris causa proprio in cultura dell’unità. Perché?

R. – La cultura dell’unità è una profezia che Chiara Lubich, sospinta dal carisma dell’unità, cioè di realizzazione della preghiera di Gesù al Padre - che tutti siano uno - ha lanciato, non solamente come un messaggio di carattere spirituale, ma anche come un messaggio di carattere culturale: occorre trasformare i modi di pensare, di vedere di agire, informandoli all’incontro con l’altro, alla misericordia, come direbbe Papa Francesco. Nella Laudato Si', Papa Francesco dice addirittura che occorre una rivoluzione culturale che ci impegni a vivere la cultura dell’incontro. Quello in cui noi e i giovani che partecipano al nostro istituto crediamo è costruire ponti. Non è un’utopia, è una realtà, anzi è l’unica chance realistica per costruire un mondo più giusto dove tutti possiamo ritrovare noi stessi nel rapporto e nel dialogo con gli altri.

D. - Il Movimento dei Focolari e il Patriarcato di Costantinopoli: è una storia di amicizia di rapporti che inizia da lontano …

R. - Inizia da molto lontano, da quando Chiara Lubich, per una serie di circostanze, venne in contatto con quella straordinaria figura che è il Patriarca Antenagora. Da allora si stabilì una reciproca confidenza, una sintonia spirituale profondissima che entrò proprio in gioco in quel momento storico in cui, a conclusione del Concilio, si riallacciavano i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. Da sempre Chiara ha portato nel suo cuore la Chiesa ortodossa e viceversa. Si pensi che il Patriarca Bartolomeo quando Chiara Lubich viveva gli ultimi momenti della sua vita - era ricoverata all’Ospedale Gemelli di Roma - con un gesto di grande fraternità, di squisita delicatezza, volle visitarla personalmente. Ecco, questo dice la profondità del rapporto spirituale e che questo dottorato honoris causa in qualche modo rinsalda e rilancia in una prospettiva nuova, tanto che si pensa appunto, a partire da questo momento, di instaurare anche a livello di dialogo, non solo della vita, ma anche culturale, dei nuovi momenti delle nuove forme di collaborazione tra il Movimento dei Focolari e la Chiesa ortodossa di Costantinopoli.








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