2015-10-28 15:20:00

Bambino Gesù: "Astro Tac", tecnologia a misura di bambino


Occhi rivolti all’insù e sguardo dei bimbi perso a fantasticare su astronavi, pianeti e costellazioni. Risponde al nome di "Astro Tac" l’apparecchiatura che consentità ai più piccoli di effettuare l’esame diagnostico in modo non traumatico e piacevole, come se facessero un viaggio nello spazio. Inaugurata all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Palidoro, a Fiumicino, la tac "formato bambino” consentirà maggior rapidità di acquisizione dei dati, miglior capacità di acquisire immagini ad altissima risoluzione esponendo i pazienti a una dose di raggi X molto bassa e con la possibilità di visualizzare in modo dettagliato non solo gli organi interni ma anche i vasi sanguigni. Al microfono di Francesca Di Folco, il dott. Mauro Colajacomo, responsabile del reparto di radiologia della sede di Palidoro, chiarisce i particolari del nuovo macchinario:

R. – E’ una macchina che ha come caratteristica due aspetti: la grandissima velocità di esecuzioni di indagine e la grandissima qualità. Sulla qualità, direi che questo è lo standard che dal Bambino Gesù e dal Dipartimento di immagini si è sempre dato. Sulla velocità, abbiamo una macchina che permette di ottenere degli esami e di raccogliere quindi una quantità notevole di immagini in tempi brevissimi, che nel caso dei bambini si migliorano nell’ordine di secondi e a volte anche meno di un secondo.

D. – I lavori per l’allestimento di "Astro Tac" sono durati ben sette mesi, con la riqualificazione di tutta l’area che ha consentito la realizzazione di tre ambienti: la sala d’attesa, la sala tac e la "recovery room"…

R. – Sì. In effetti, abbiamo dovuto progettare ex novo il padiglione. C’è stato inizialmente tutto un lavoro di progettazione, che si svolgeva su due piani paralleli. Quello architettonico, con la scelta delle aree, i volumi, i percorsi, e naturalmente anche quelle che sono le norme per cui dovevamo prevedere degli ambienti dedicati o ripubblicati in una certa logica. E l’altro la scelta delle apparecchiature. Si sono svolti da una parte con l’Ufficio Tecnico e da una parte con l’Ingegneria clinica e alla fine l’unione di queste due cose ci ha permesso di realizzare un sito totalmente nuovo, con un look molto gradevole e dentro lo abbiamo “vestito” con questa decorazione che riguarda non soltanto la sala tac, ma tutta l’area, che è di circa 300 metri quadri, in maniera tale da creare un ambiente completamente percorribile e che non abbia delle connotazioni diverse tra l’area di attesa e l’area di tac, proprio per non dare l’impressione al bambino e ai familiari di entrare in un posto che magari poteva riservare qualche sorpresa o dover affrontare un percorso o un esame che chissà quali rischi poteva sostenere.

D. – Il macchinario è stato acquistato con i proventi della Campagna “Ospedale senza dolore”. Quanto è importante lavorare per limitare le sensazioni di inquietudine, pericolo, paura nei bambini?

R. – E’ fondamentale, non è importante. Diciamo che quello di avere una medicina senza dolore è un obiettivo che poi va anche oltre l’aspetto pediatrico. Tutti gradiremmo avere una medicina senza dolore. Nel bambino, questo assume una connotazione particolare, perché il bambino è di per sé un soggetto apparentemente poco difeso – e in realtà è così – e ci sono poi tutte le sovrapposizioni emotive anche dei genitori. Quindi, l’obiettivo è quello di avere un percorso il più possibile esente dal dolore, quello fisico, ma anche con un impatto emotivo ed emozionale il più possibile basso, se non addirittura orientato più sul gradevole piuttosto che su un aspetto di preoccupazione e di ansia. Questo vale sia per il bambino, sia anche per i genitori, perché i due aspetti non sono mai separati.

D. – Quindi, un modo per stare ancora più vicino alle famiglie dei piccoli in difficoltà…

R. – Sicuramente. Il bambino percepisce benissimo le situazioni di tensione anche dei genitori e i genitori si preoccupano di non trasmetterle ai bambini. Se si riesce ad abbassare questo livello su tutti e due, il percorso è più facilitato, il bambino è più collaborativo, il ricordo è buono, la possibilità di ritornare a fare un altro esame – magari per un controllo anche banale – viene vissuto senza ansia e quindi il bimbo torna a ripetere fondamentalmente un gioco e a rivedere degli amici. 








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